“Nessuno applaude quando la legge Ue prescrive che gli europei devono portare avanti o indietro le lancette due volte all’anno. La Commissione oggi propone di cambiare questa cosa: il cambio dell’ora deve finire. Gli Stati membri devono decidere se i loro cittadini vivranno con l’ora solare o con quella legale. E’ una questione di sussidiarietà: mi aspetto che Parlamento e Consiglio condividano questa visione. Il tempo stringe”. Così il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker insiste, nel suo discorso sullo stato dell’Unione a Strasburgo, sulla proposta di mettere fine all’obbligo di effettuare ovunque nell’Ue il passaggio dall’ora legale a quella solare nell’ultima domenica di ottobre e quello inverso nell’ultima domenica di marzo.
Per la Commissione l’obbligo di cambiare orario due volte l’anno dovrebbe essere abolito: ogni Stato dovrebbe decidere se adottare l’orario solare tutto l’anno oppure quello legale. L’annuncio, inatteso, è stato fatto da Juncker il 31 agosto scorso in un’intervista concessa ad un’emittente televisiva tedesca, dopo che una consultazione on line sull’argomento, tenuta durante l’estate, ha visto 4,6 mln di partecipanti, oltre la metà dei quali tedeschi (ha partecipato solo lo 0,04% della popolazione italiana, contro il 3,79% di quella tedesca).
La competenza sulla scelta del fuso orario è esclusivamente nazionale: la legge europea armonizza il cambiamento per minimizzare gli inconvenienti nel funzionamento del mercato unico, specie nei settori dei trasporti e della logistica. In Europa quasi tutti i Paesi adottano l’alternanza tra ora legale e solare (il regime attuale è in vigore dal 1996): fa eccezione l’Islanda, all’estremo nord, che adotta l’ora legale tutto l’anno. Più complicata la situazione in Russia, dove vigono ben undici fusi orari, dato che è stata decisa l’ora solare permanente, ma cinque regioni adottano l’ora legale permanente.
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