Alla fine ha mollato. Il premier Giuseppe Conte rinuncia al concorso per diventare professore di diritto privato all’Università La Sapienza di Roma. Il primo ministro aveva in un primo momento semplicemente richiesto lo spostamento dell’esame di inglese, che non avrebbe potuto sostenere ieri, per impegni istituzionali. Ma sotto la spinta delle critiche piovute dal web e dalla stampa (New York Times: «Is Italy’s Prime Minister Looking for a Backup Job?») , anche internazionale, ha deciso di non partecipare più alla selezione.
Ieri l’annuncio su Facebook: “Non ci sono conflitti di interesse, ma rinuncio al concorso per una cattedra alla Sapienza per ragioni di sensibilità personale” – “Non ho mai pensato di ricavare una poltrona a vita da questo incarico per questo volevo fare il concorso. Si è anche detto che cercavo un dopolavoro non confidando sulla durata di questo governo: fatevene una ragione, dureremo 5 anni” ha precisato nel post.
La decisione è giunta dopo una giornata di polemiche in cui si accusava il premier di aver mentito ancor prima della rinuncia al posto. Gli altri candidati parlavano di “pressioni” da parte dell’ateneo per convincerli a rinviare la selezione. In realtà aveva solo posticipato la prova orale di Legal English. La notizia che Conte aveva ottenuto un rinvio ad personam del concorso è rimbalzata nel mondo politico scatenando una valanga di critiche.
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