Salvini, sì ad abolizione valore legale titolo di studio. E il M5S cosa dice?

Il valore legale del titolo di studio entra nel mirino della Lega. E forse anche del Governo, anche se non sarà facile. L’annuncio arriva dal vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini che di domenica sera, l’11 novembre, a Milano, durante la scuola di formazione politica del Carroccio. Secondo il vicepremier, bisogna “mettere mano alla riforma della scuola e dell’Università“, ed è “da affrontare la questione del valore legale del titolo di studio“.“Negli ultimi anni la scuola e l’università sono stati serbatoi elettorali e sindacali – ha detto alla scuola politica della Lega Nord -. L’abolizione del valore legale del titolo di studio è una questione da affrontare“.

Cosa potrebbe significare

Le ipotesi per una concreata realizzazione dell’abolizione del titolo di studio (che, come scrive Wikipedia è “secondo la scienza dell’educazione, un certificato che attesta l’insieme di conoscenze e competenze apprese nel corso di studi“).  possono essere molteplici. Durante il Governo Monti era stata presentata una proposta che così veniva articolata:

  • eliminazione del vincolo del tipo di studio per l’accesso ai concorsi pubblici
  • eliminazione del valore del voto di laurea nei concorsi pubblici
  • valutazione differenziata della laurea a seconda della qualità della facoltà/università di provenienza
  • eliminazione o riduzione del peso della laurea nei concorsi pubblici

D’accordo anche il Movimento 5 Stelle

In realtà di abolire il valore legale del titolo di studio se ne parla dal 2009 e per il M5s è un punto del programma. Una  proposta di legge viene da Maria Pallini, deputata del Movimento, e punta sull’accesso ai concorsi pubblici: divieto di inserire il requisito del voto di laurea nei bandi dei concorsi pubblici.

Perché sì

L’abolizione del valore legale dei titoli di studio servirebbe a mettere in concorrenza tra loro le Università. Mancando un valore all’attestato rilasciato le Università sarebbero spinte a migliorare il servizio offerto, assumendo bravi docenti e migliorando la didattica. Sarebbe il mercato a decidere il valore degli studi conseguiti.

Perché no

Secondo le ragioni del No, l’abolizione permetterebbe una maggiore discrezionalità in sede concorsuale da parte degli esaminatori, aprendo le porte a raccomandazioni e favoritismi. Inoltre, l’abolizione del valore legale del titolo di studio creerebbe Università di serie A e di serie B con costi insostenibili per iscriversi alle prime. Il rischio è la creazione di un sistema duale del sistema formativo.
 

Al Sud non saranno contenti…

Sino a prova contraria, infatti, il valore legale del titolo di studio rappresenta la garanzia per tutti di partecipare ai pubblici concorsi o di concorrere per una professione, prescindendo dal territorio di provenienza: far venire meno l’uniformità dei diplomi, in particolare quelli di maturità e di laurea, per determinate fasce di cittadini – soprattutto al Sud – significherebbe invece rendere ancora più difficile l’inserimento nel mondo del lavoro. Ora, dopo avere introdotto il reddito di cittadinanza, anche per andare incontro alle fasce più deboli, che statisticamente sono più presenti al Sud e nelle isole maggiori, perché il Movimento 5 Stelle dovrebbe cancellare il valore legale del titolo di studio, che per tantissimi giovani e non meridionali rappresenta probabilmente la chiave d’accesso più importante per cercare di approcciare al lavoro, quasi sempre in regioni anche distanti?

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