Diabete, nasce la prima pillola di insulina

Giunge dal MIT una speranza per chi è affetto da diabete di tipo 2
Si stima che in Italia ne siano affetti 3 milioni di persone, ovvero il 4,9% della popolazione. Il diabete di tipo 2 o diabete mellito è una malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia, cioè da valori elevati di zucchero nel sangue. Alla sua origine vi sono generalmente due alterazioni:

1) Insulino-resistenza, insolita resistenza dei tessuti all’azione dell’insulina;
2) Deficit di secrezione dell’insulina, costituito dal progressivo declino della capacità delle isole di Langerhans di produrre insulina.
Secondo gli esperti le cause di questa patologia sarebbero legate ad una combinazione tra fattori genetici, ma anche a fattori ambientali quali:
– Obesità;
– Sedentarietà;
– Ipertensione;
– Invecchiamento;
– Ipercolesterolemia;
– Ipertrigliceridemia.
Una buona notizia per gli ammalati giunge dal MIT (Massachusetts Institute of Technology). I ricercatori hanno ideato una capsula speciale – da ingerire al bisogno – dalle dimesioni pari a quelle di un mirtillo e contenente un piccolo ago fatto di insulina compressa. Essa viene liberata solo nel momento in cui raggiunge lo stomaco. La forma è ispirata alla tartaruga leopardo la quale vive in Africa e che presenta una caratteristica particolare, ovvero un carapace piramidale che le consente di raddrizzarsi facilmente quando rotola sul dorso. La capsula, al cui interno vi è un ago legato ad una molla compressa tenuta in posizione da un disco in zucchero, una volta nello stomaco è in grado di trovare la posizione corretta e quindi di raddrizzarsi per raggiungere le pareti dell’organo. I liquidi dello stesso, vanno poi a sciogliere il disco e la molla così rilasciata inietta l’ago nella parete. Gli scienziati del MIT, attraverso una serie di test, hanno dimostrato di poter fornire la quantità esatta di insulina per abbassare lo zucchero nel sangue. Afferma Robert Langer, professore del David H. Koch Institute e membro del MIT Koch Institute for Integrative Cancer Research:
“Siamo davvero fiduciosi, questo nuovo tipo di capsula potrà un giorno aiutare chi soffre di diabete e forse chiunque richiede terapie che ora possono essere somministrate solo mediante iniezione o infusione”.
Poiché lo stomaco non presenta recettori del dolore, i pazienti non avvertirebbero alcun fastidio dopo l’ingestione dell’insulina in pillola. Essa poi essendo biodegradabile, passerebbe in modo innocuo attraverso il sistema digestivo. Prima dei test sull’uomo, tuttavia, saranno necessari altri 3 anni. Spiega Maria José Alonso, docente di biofarmaceutica e tecnologia farmaceutica dell’Università di Santiago de Compostela in Spagna:
“Non stiamo parlando di miglioramenti incrementali dell’assorbimento di insulina. Questa è di gran lunga la tecnologia più realistica e d’impatto divulgata per la somministrazione orale di peptidi”.
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