I danni dell'utilizzo dello smartphone prima di andare a dormire

Una ricerca condotta in Olanda ha dimostrato che ci sono effetti negativi sul sonno. Disturbi del sonno che però possono essere facilmente invertiti in una settimana 

Sono moltissime le ricerche che documentano ampiamente i danni provocati dall’uso ormai diffuso e pericolosamente smodato degli smartphone. Una nuova ricerca condotta ad Amsterdam, entra più nello specifico raccontando delle conseguenze di un utilizzo eccessivo dei nostri dispositivi prima di andare a dormire, in particolare nei giovani e in particolare in riferimento al sonno.

Secondo lo studio i giovani che passano quattro ore o più a contatto oculare diretto con il proprio cellulare finiscono per addormentarsi circa 30 minuti dopo i coetanei che davanti a quel cellulare rimangono appena un’ora. Ma non è tutto, nei più dipendenti dall’uso degli smartphone si sono riscontrati lunghe pause dalla fase rem del sonno e innumerevoli segnali di mancanza di riposo durante il giorno dopo.

Eppure basterebbe solo una settimana per disintossicarsi dalla nostra personalissima “scatola nera”, a sostenerlo il dottor Dirk Jan Stenvers del dipartimento di endocrinologia e metabolismo presso l’UMC di Amsterdam, che specifica “Noi mostriamo, molto semplicemente, che questi disturbi del sonno possono essere facilmente invertiti riducendo al minimo l’uso dello schermo la sera. Sulla base dei nostri dati, è probabile che i disturbi del sonno degli adolescenti e l’insorgenza ritardata del sonno siano almeno in parte provocati dalla luce blu degli schermi”.

Lo studio è nato da un progetto di collaborazione tra l’Istituto olandese di neuroscienze, appunto l’UMC di Amsterdam, e l’Istituto nazionale olandese per la salute pubblica e l’ambiente; ed è stato presentato alla riunione annuale della Società europea di endocrinologia a Lione, in Francia. Uno studio che ha fomentato la platea e fornito nuovi ed interessanti punti di vista su un problema che era già stato ampiamente dibattuto negli ultimi anni, ma non tutti sono convinti, più che altro in molti sono convinti che serva altro lavoro sulla questione e che lo stesso studio, operato su una base di appena 25 adolescenti, vada intensificato.

La pensa così, ad esempio, Kevin McConway, professore emerito di statistica applicata presso l’Open University “A prima vista, questa nuova ricerca sembra aver trovato qualcosa di interessante, ma ci sono diversi motivi per cui non la ritengo del tutto attendibile”, il problema a quanto pare riguarda il fatto che molti dei dati forniti non sarebbero stati approfonditi a sufficienza e quelli approfonditi a sufficienza non sono stati ancora verificati dalla comunità scientifica.

“Le differenze nei modelli di sonno – continua McConway – tra gli utenti che frequentemente si addormentano con lo schermo acceso e quelli ai quali accade raramente possono essere causati da modalità differenti di utilizzare lo smartphone o potrebbero non avere nulla a che fare con quello. E ci sono molti altri potenziali motivi che potrebbero giustificate i miglioramenti nel sonno quando gli utenti sottoposti allo studio non usavano smartphone o tablet per una settimana”. Quale sia la realtà scientifica, insomma, è ancora tutto da vedere, al momento l’unico sospetto è che mettere in standby lo smartphone prima di mettersi a letto, nel dubbio, sembra ancora l’idea più intelligente.

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