Il dialettologo plurititolato, isolato dal Dipartimento che lo aveva cresciuto, dai suoi stessi amici solo perché chiedeva fosse assegnato a lui – autore di una produzione accademica superiore – il posto da ricercatore a Linguistica italiana, aveva ragione. Il Tar della Sicilia, dopo aver sospeso nel marzo 2018 il concorso, ora ha sentenziato il suo annullamento: nuova commissione e riscrittura dei criteri di valutazione dei titoli.
I giudici-docenti che avevano assegnato la vittoria a Vincenzo Pinello, allievo della presidente di commissione, Maria D’Agostino, non sono credibili. Lo stesso rettore Fabrizio Micari, che al quotidiano “Repubblica” aveva detto: “Mi sembra normale che lo studente cerchi il riconoscimento del suo lavoro all’interno di una scuola docente dove si è impegnato duramente, un piccolo vantaggio”, ora fa sapere: “La nostra università rispetta le decisioni della magistratura, rifaremo la commissione”. Niente appello insomma.
Lo scorso maggio la sezione prima del Tar del Lazio ha accolto il ricorso del linguista isolato disponendo appunto, dopo aver già definito in fase di sospensiva la discrezionalità utilizzata dai primi giudici “illogica e irragionevole”, la nomina di una nuova Commissione giudicatrice, “in composizione totalmente rinnovata”. Dovrà rifare i criteri di valutazione, rivedere i titoli presentati e, visto che le scelte furono ampiamente discutibili, anche “la consistenza complessiva, intensità e continuità temporale della produzione accademica tenendo conto delle censure accolte”.
Il lavoro del Tar della Sicilia è stato rispettoso dell’autonomia universitaria – “il giudice amministrativo deve intervenire soltanto quando ci siano giudizi della commissione “chiaramente irragionevoli e arbitrari”, si legge nell’atto – e non ha accolto gran parte delle doglianze di Burgio e dei suoi legali Girolamo Rubino e Massimiliano Valenza. Ha individuato, tuttavia, con una disamina precisa su un terreno complesso, i passaggi che avrebbero dato un vantaggio a Pinello (vincitore con 905 punti) nei confronti di Burgio (718).
I criteri di valutazione approvati dalla Commissione, innanzitutto, sarebbero illegittimi nella parte in cui avevano “illogicamente” attribuito gli stessi punteggi a entrambi i candidati a fronte della pubblicazione da parte dello sconfitto di 35 lavori in 10 anni e da parte del vincitore di 15 lavori in 12 anni. “La Commissione non ha nemmeno accennato alle ragioni per le quali una produzione meno consistente e intensa sotto il profilo quantitativo era superiore qualitativamente a quella dell’altro candidato”. Per quanto riguarda le attività di formazione all’estero, i cui punteggi per gli avvocati di Burgio erano stati “sagomati sul profilo del vincitore”, il Tar ha riconosciuto “una sproporzione eccessiva, che rende irragionevole i criteri esaminati e fondata la censura”. In ballo, qui, ci sono 40 punti.
Il candidato Michele Burgio afferma: “So che le querelle universitarie hanno tempi lunghi. Mi sono dovuto impegnare nell’attività di professore scolastico e adesso, dopo il concorso straordinario del 2018, passato con il punteggio massimo, attendo la collocazione in una provincia. Potrei allontanarmi non poco da Palermo. L’università? È il mio mondo, ma per ragioni emotive preferisco non immergermi nelle dinamiche del ricorso”.
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