Scuola. Professori precari, concorso solo per pochi

Solo il 16% degli insegnanti in graduatoria verrà regolarizzato grazie al bando della primavera 2020. Cisl Scuola: al momento resta l’unica occasione per l’abilitazione, ma il nodo supplenti resta
Sono settimane di attesa per il mondo della scuola sul fronte dell’annunciato concorso che dovrebbe portare in cattedra, come docenti di ruolo, 50mila attuali supplenti. Dopo il via libera annunciato dal ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, si attende ora l’approvazione definitiva del decreto legge denominato da tutti «salvaprecari », attualmente all’esame del Senato della Repubblica, in particolare nella Commissione Istruzione.
Dei 50mila posti annunciati, che nel frattempo sono scesi a 48mila, la metà sarà assegnata in un concorso straordinario ri- servato a coloro che hanno almeno tre anni di servizio già svolto, ma che non hanno un posto di ruolo. Dunque 24mila posti a cui possono aspirare tra i 120-150mila ‘precari’, sui quasi 185mila supplenti attualmente operanti nella scuola italiana. Guardando i numeri si fa presto a capire che il concorso appare un palliativo rispetto al problema precari. Se saranno confermati i 150mila iscritti per 24mila posti disponibili vuol dire che solo il 16% riuscirà a essere regolarizzato con una cattedra di ruolo. Ma questa massiccia partecipazione, sottolinea Maddalena Gissi, segretaria nazionale della Cisl Scuola, «sembra essere al momento l’unica occasione per poter ottenere almeno l’abilitazione all’insegnamento, che è indispensabile per svolgere questo compito educativo ». Infatti il concorso atteso per il 2020 prevede non solo una graduatoria nella quale i primi 24mila classificati avranno un posto di ruolo, ma «anche l’abilitazione per tutti coloro che nel concorso avranno ricevuto una valutazione di 7 su 10. E il loro numero non è vincolato ai 24mila posti».
Visto che attualmente non esistono altre vie per l’abilitazione, «sarà inevitabile la corsa all’iscrizione al concorso». È, per esempio, il caso dei docenti più giovani delle scuole paritarie alla ricerca soprattutto dell’abilitazione, che è uno dei requisiti per ottenere proprio lo status di istituto paritario. Peccato che da tempo non esistano più percorsi abilitanti differenti dal concorso. «Sarebbe opportuno – sottolinea la segretaria della Cislscuola, Gissi – ripensare a questo aspetto dell’abilitazione, creando percorsi alternativi seri: in Università, corsi specifici o altre soluzioni».
Insomma, osserva la sindacalista, servono sia una programmazione attenta del percorso di formazione dei futuri docenti, sia un investimento di risorse in questo campo. «Ci meravigliamo e ci stracciamo le vesti quando le indagini parlano di tre milioni di analfabeti di ritorno, di giovani che non riescono a comprendere un testo letterario, o del fatto che ci sia un milione di giovani tra i 18 e 25 anni che non studiano, non lavorano e neppure lo cercano» dice Maddalena Gissi. «Investire nella scuola, nella formazione, nell’istruzione – prosegue – è quanto mai strategico per dare risposte positive a questi aspetti».
Non solo. La segretaria nazionale della Cisl Scuola offre anche un ulteriore spunto di riflessione. «I 185mila precari in attesa di un posto di ruolo – spiega – sono uomini e donne che comunque sono già in cattedra, anche se come supplenti. Dunque, al di là della partecipazione positiva al concorso, dobbiamo pensare che questi supplenti sono già operativi nella formazione dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze. Non sarebbe meglio se, anche da supplenti, potessero essere formati e valutati, magari con percorsi abilitanti? Invece non si investe nel campo del reclutamento – con un disinteresse nella formazione iniziale – e neppure in quello della stabilizzazione del personale docente ». La soluzione concreta al problema del precariato appare ancora una volta rinviato a un’occasione futura.

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