Coronavirus 'respinto' dall’università di Pavia

Studente cinese, proveniente da una città vicina a Wuhan, dovrà restare a casa a Milano per due settimane
Per due settimane non potrà frequentare il corso dell’Ateneo pavese che aveva scelto. Il provvedimento nei confronti di uno studente cinese proveniente da una città vicina a Wuhan, città focolaio dell’epidemia, arrivato lunedì a Milano è stato preso per motivi precauzionali. Il ragazzo infatti sta bene, non ha contratto il coronavirus che in Cina ha causato la morte di oltre 106 persone, fatto registrare oltre 4500 casi di contagio e si sta diffondendo anche in Europa. Al momento i test sono negativi, ma considerando che la malattia infettiva ha da 10 a 15 giorni d’incubazione, potrebbe sviluppare poi la forma virale.
Per questo motivo, il giovane sbarcato nella mattinata di lunedì per venire a un corso all’Università di Pavia, ieri è stato accompagnato dalla tutor che lo segue al San Matteo. Del caso è stato informato anche l’ufficio immigrazione della questura di Pavia, anche se lo studente è ospite di un amico che vive a Milano. Come prevede il protocollo al suo arrivo lo studente è stato sottoposto ai test che hanno dato esito negativo. E comunque ha accettato di sottoporsi a ulteriori controlli dagli esperti virologi del Policlinico. “Il ragazzo sta bene – fanno sapere dall’Università -, ma per motivi precauzionali rimarrà a Milano per i prossimi 14 giorni. Gli faremo avere tutte le dispense del corso che avrebbe dovuto frequentare”.
Quello del ragazzo cinese è l’unico caso di cui l’Università sia a conoscenza. Se ne dovessero presentare altri, l’Ateneo sarebbe disposto ad accompagnarli al San Matteo per le analisi. “Sperando che anche altri studenti – aggiungono dall’Università – siano collaborativi come questo ragazzo”. Il San Matteo è uno dei laboratori di riferimento regionali per la ricezione dei campioni biologici. Per i passeggeri provenienti dalla Cina a Malpensa, è attivo il protocollo di monitoraggio con misurazione a bordo della temperatura corporea di passeggeri ed equipaggio. Nel caso in cui il medico venga contattato da un paziente che riferisce sintomi respiratori (febbre, tosse secca, mal di gola, difficoltà respiratorie) occorre indagare la presenza di viaggi in Cina negli ultimi 14 giorni o contatto con un caso accertato. Se il riscontro fosse positivo è necessario il trasferimento in un reparto di malattie infettive come quello del San Matteo.
ilgiorno

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