Coronavirus. Manfredi: “Si estendano anche alle Università le misure previste per gli studenti rientrati di recente dalla Cina”

Questa la richiesta avanzata dal ministro dell’Università e della Ricerca al ministro Speranza, circa la nuova circolare per le scuole, emessa dal ministero della Salute lo scorso sabato. In un’intervista a La Stampa Manfredi sottolinea: “Spesso ci si accorge dell’importanza dei ricercatori solo nel momento dell’emergenza. Mi auguro però che tutti siano un po’ più consapevoli, adesso, che un mondo della ricerca forte vuol dire far crescere il Paese e migliorare la qualità di vita degli italiani. Vorrei dare ai ricercatori una prospettiva meno incerta”.
Estendere le misure previste per gli studenti tornati dalla Cina anche alle Università. Questa la richiesta del ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi in un’intervista a La Stampa. Lo scorso sabato infatti, ricordiamo, una nuova circolare per le scuole, emessa dal ministero della Salute, Roberto Speranza, aveva aggiornato le misure da prendere per trattare i casi di studenti tornati di recente dalla Cina.
“La circolare non comprendeva, però, le nostre università – sottolinea Manfredi -. Ecco perché ho scritto al ministro Speranza, per fare in modo che gli esperti si pronuncino sulla possibilità di estendere la validità di quelle stesse indicazioni anche agli atenei italiani”.
“I medici e gli esperti ci dicono che la possibilità di contagio esiste quando i sintomi, come la febbre, sono evidenti. Questo è il motivo per cui ci sarà una sorveglianza medica attiva, da parte delle Asl, per tutti quelli tornati dalla Cina negli ultimi 14 giorni. Alcune università hanno già provveduto ad alcune forme di protezione in questa direzione. Sono sicuro che con buon senso e responsabilità saremo in grado di gestire al meglio la situazione”, spiega il ministro.
Manfredi ha poi sottolineato come, al momento, sia già stato previsto un monitoraggio per quei ricercatori e studenti che si trovano in Cina. “È un monitoraggio nominativo. Due settimane fa avevamo 312 persone che avevano fatto richiesta di poter tornare in Italia. La scorsa settimana ne sono rientrati circa cinquanta e stanno continuando a tornare a decine. Tra poco dovremmo esaurire la nostra lista”.
Quanto al blocco dei viaggi in Cina organizzati dalle università deciso dai rettori: “È stato un nostro suggerimento – spiega – dato in accordo con la Conferenza dei rettori. Ho scritto una lettera alle università e hanno tutti seguito l’indicazione, che è una forma di limitazione del rischio. D’altra parte, sarebbe stato complicato continuare a far partire e rientrare studenti e ricercatori, in considerazione dell’epidemia che si stava diffondendo”.
In ogni caso, Manfredi ha evidenziato come “questa riduzione dei contatti fisici non esclude in alcun modo le relazioni a livello di ricerca, che continuano a essere proficue. Mi auguro possa tornare a pieno regime la collaborazione scientifica con Pechino, ma la rete accademica internazionale, specie in momenti come questi, si dimostra sempre solida. E l’Italia ha un riconosciuto ruolo di qualità, dimostrato anche dalle ricercatrici dello Spallanzani”.
E proprio riguardo il ruolo dello Spallanzani, e più in generale della ricerca in Italia, il ministro ha rimarcato come “spesso ci si accorge dell’importanza dei ricercatori solo nel momento dell’emergenza. Mi auguro però che tutti siano un po’ più consapevoli, adesso, che un mondo della ricerca forte vuol dire far crescere il Paese e migliorare la qualità di vita degli italiani. Speriamo che i riflettori dei media non si spengano del tutto”.
“Vorrei dare ai ricercatori una prospettiva meno incerta – ha aggiunto – con un piano per stabilizzare la posizione di ricercatore nelle Università. Abbiamo già inserito nel decreto Milleproroghe un bando di concorso da 1600 posti. Il piano pluriennale che stiamo studiando, poi, prevede 2000 posti ogni anno, così da riuscire a garantire un’immissione continua di giovani nel mondo scientifico”.
quotidianosanita.it

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