Contratto Istruzione: tra le novità c'è anche il diritto alla disconessione

Un’insegnante durante una lezione in classe in una foto d’archivio. ANSA/ ALESSANDRO DI MEO

Dal 1 marzo 2018 oltre 80 euro di aumento delle retribuzioniper tutti i docenti, con circa 450 euro medi di arretrati. Restano fermi gli 80 euro del bonus fiscale. Il “bonus” docenti della legge 107/15 confluisce in parte nel salario e in parte nelle risorse del Fondo da contrattare. Una metà del “bonus” incrementera’ la RPD (Retribuzione Professionale Docenti), cioè una indennità fissa e continuativa che hanno tutti insegnanti, a beneficio anche dei supplenti annuali e fino al 30 giugno. L’altra metà incrementa il nuovo fondo unico con tutte le risorse del MOF (fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa), circa 600 700 milioni alle scuole per attività aggiuntive e non ordinarie e quelle per la valorizzazione (finanziaria 2018). Tra le novità il diritto alla disconnessione, cioè il non obbligo a ricevere comunicazioni di servizio h24. Confermato l’orario di servizio sia d’insegnamento che funzionale (40+40), comprese le attività riguardanti il potenziamento. Tutti gli impegni aggiuntivi vanno retribuiti. Tutta la materia delle sanzioni disciplinari ai docenti è stata rinviata a successiva sequenza contrattuale. Introdotto l’obbligo a prevedere una tutela per la libertà di insegnamento. Il personale Ata diventa parte integrante della “Comunità educante” partecipando alle commissioni istituite nelle scuole. Viene scardinata la legge 107/15. Superato l’obbligo alla mobilità solo su ambito. La chiamata diretta sarà contrattata a livello nazionale e sottratta alla discrezionalità dei dirigenti.

In linea con quanto stabilito per tutto il pubblico impiego, l’aumento della retribuzione complessiva è del 3.48% che, per quanto riguarda l’Università, è stato riversato quasi interamente nella retribuzione tabellare, che così ha visto un incremento effettivo di circa il 4%, con circa 440 euro medi di arretrati. È stata utilizzata una indennità perequativa, valida fino al 31 dicembre 2018, per avvicinare le retribuzioni più basse alla soglia degli 85 euro prevista dall’Accordo del 30 novembre 2016. È stata prevista una posizione economica in più per tutte le categorie. La legge di bilancio prevede inoltre che le università che rispettano determinati limiti di “virtuosità” potranno incrementare il fondo del salario accessorio. Per la parte normativa, rispetto a quanto previsto dal DLgs 150/09 (“Legge Brunetta”) si riducono le risorse da destinare alla valutazione della performance collettiva e individuale, essendo state limitate ad una parte delle risorse variabili del fondo del salario accessorio. Le posizioni economiche si acquisiscono in base alle norme previste dai precedenti contratti, superando il riferimento al DLgs 150/09 che ne prevedeva l’accesso solo per una “quota limitata” di lavoratori.

Dal primo marzo 2018 incrementi economici sulle parti tabellari e delle indennità fisse e ricorrenti e pari ad almeno 85 euro per tutti. Restano fermi gli 80 euro del bonus. Arretrati da 410 euro a 572 euro per tecnici e amministrativi; da 533 euro a 1.300 euro per ricercatori e tecnologi.

Gli aumenti a regime decorreranno dal 1 marzo 2018. Essi vanno da un minimo di 81.40 a un massimo di 130,40 euro. L’indennità di vacanza contrattuale erogata da luglio 2019 si aggiunge alla retribuzione tabellare e non viene riassorbita all’interno degli aumenti previsti dal contratto nazionale. Gli arretrati vanno da un minimo di circa 300 euro e un massimo di 760 euro. A tutto il personale Afam non si applicano le norme del decreto Brunetta in tema di performance e di merito e premi. È previsto il mantenimento ad esaurimento della seconda fascia della docenza comprese le eventuali immissioni in ruolo del personale docente inserito nelle graduatorie in essere. L’Aran non ha voluto affrontare contrattualmente il tema del superamento delle fasce della docenza.

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