Nella vita non si finisce mai di imparare. O meglio, non si dovrebbe mai finire di farlo. E’ questo l’obiettivo del life long learning che mira a valorizzare, arricchendole, le competenze delle risorse umane lungo l’intero arco della vita.
Una formazione permanente e continua fortemente caldeggiata dall’UE che, a partire dal Consiglio Europeo di Lisbona del 2000, sollecita tutti gli Stati membri ad “investire nel capitale umano…per concorrere a realizzare la società della conoscenza e competere veramente nell’economia globale”.
Sembrerebbe così superata l’impostazione tradizionale che vede la fase di apprendimento antecedente a quella dell’entrata del mondo del lavoro. La crescita formativa non può e non deve fermarsi al momento della laurea che diventa un punto di partenza piuttosto che di approdo.
Accettare le nuove regole dell’economia della conoscenza non è cosa facile per l’Italia, visto il gap formativo che per lungo tempo l’ha allontanata dagli standards qualitativi dei Paesi economicamente più avanzati. Difficile, ma non impossibile. Non solo nel Paese si è registrato un incremento progressivo dei tassi di scolarizzazione e di successo scolastico, ma dall’inizio del nuovo millennio l’istruzione e la formazione professionale costituiscono un diritto- dovere.
Con la legge 53/03, infatti, è stato introdotto l’obbligo, giuridicamente sanzionabile, di permanenza nel quadro formativo di almeno dodici anni per ciascun individuo, superando l’ormai inadeguata distinzione, sino ad allora vigente, tra obbligo scolastico fino ai quindici anni ed obbligo formativo fino ai diciotto.
Ma le sole norme giuridiche non bastano alla situazione dell’Italia, decisa a creare un sistema integrato di formazione degli adulti nell’ambito del quale coinvolgere una pluralità di attori, istituzionali e non, al fine di tagliare gli ambiziosi traguardi di medio periodo posti dall’Unione Europea. Dimezzare la disparità fra sessi ed il tasso di dispersione scolastica che non dovrà superare il 10%. Aumentare i laureati in discipline matematiche, tecnologiche e scientifiche. Coinvolgere in attività di life long learning non meno del 12,5% della popolazione media. Il tutto entro il 2010. Ancora due anni per allinearci: basteranno?
Anna Di Russo
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