Cern, non è la fine del mondo

bigbang.jpgBuchi neri, scenari apocalittici da guerra post-atomica e minacce per l’esistenza stessa del pianeta Terra: la paure dei “catastrofisti” prima dell’esperimento di stamattina erano tante. Invece al Cern di Ginevra è stato acceso senza intoppi il Large Hadron Collider (Lhc) – il più grande acceleratore di particelle di tutti i tempi – con l’obiettivo di ricreare le condizioni immediatamente successive al Big Bang. Non si segnalano malfunzionamenti di sorta e tutto procede secondo l’iter stabilito.
L’Lhc funziona alla temperatura di 272 gradi sotto lo zero e a guidare i fasci di protoni nell’acceleratore sono 1.600 magneti superconduttori. Quando funzionerà a regime, ogni secondo saranno prodotte 800 milioni di collisioni fra protoni, ognuna delle quali permetterà di vedere nei rivelatori migliaia di particelle, con un flusso di informazioni confrontabile a quello del traffico telefonico mondiale.
Sono quattro gli esperimenti previsti nell’acceleratore: Atlas, Cms, Alice e Lhcb, che studieranno le particelle prodotte dalle collisioni. Nei primi tre è molto forte la partecipazione italiana, compresa fra 15% (Cms e Atlas) e 25% (Alice). Atlas e Cms daranno la caccia al “bosone di Higgs”, la particella capaci di spiegare la massa; Lhcb studierà le differenze tra materia e antimateria, mentre Alice permetterà di studiare lo stato della materia nei primi istanti dell’universo, una frazione di secondo dopo il Big Bang.
La diretta dell’esperimento è seguita da istituti di ricerca e atenei sparsi per tutto il globo. A Roma, presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), presente tra gli altri anche lo scrittore Andrea Camilleri: “Sono qui perché sono curioso e perché voglio poter dire anche io c’ero. Non sono un esperto di fisica ma questo è un grande momento per la conoscenza e per la scienza”.
Il “papà” del commissario Montalbano, commentando l’ultimo rapporto dell’Ocse che ha bocciato l’Università italiana, fa una riflessione sul nostro sistema formativo: “Quello che ha bocciato il nostro Paese è il numero troppo basso di laureati: è un sistema accademico che potrebbe migliorare e dare molto di più, ma non il livello culturale”.
Manuel Massimo

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