Occupazione o disoccupazione, questo è il problema?

occupazione.bmpNell’epoca della recessione alcuni settori hanno aperto una caccia ai profili così detti “introvabili”. Ma a dicembre in Italia la cassa integrazione è aumentata del 110%.
C’è chi continua a parlare di crisi e chi a pubblicare annunci di lavoro. Le piccole e medie imprese sono a caccia di profili ad hoc e confessano di non aver mai smesso le ricerche. Eppure rimbalzano i sondaggi negativi sulla occupazione e aumentano gli escamotage per ridurre la cassa integrazione. Londra pensa alla settimana corta, tre giorni lavorativi per evitare licenziamenti, e nel Sud del Giappone è già di moda l’innovativo contratto di lavoro work-sharing. Alti e bassi di un settore, quello del lavoro, che anche in Italia fa fatica a trovare una sua stabilità.
L’altalena dei sondaggi
Per il mondo del lavoro l’anno non si preannuncia dei migliori. Il 2009 colleziona sondaggi negativi già nel primo mese di vita. Apre l’Inps con la notizia del boom della cassa integrazione nel mese di dicembre e con aumenti del 525,82% per la sola cassa integrazione ordinaria.
Segue Confindustria. Secondo il Centro studi di viale dell’Astronomia il tasso di disoccupazione nel 2009 balzerà all’ 8,4 per cento. Una grande escalation rispetto al 6,7 per cento del 2008, anno in cui il tasso è rimasto stabile. “La previsione negativa – sottolinea il Csc – è confermata dall’ulteriore peggioramento in dicembre delle aspettative dell’occupazione a tre mesi rilevato dall’Isae nel manifatturiero (-26 da -20 a novembre) e da Banca d’Italia – Il Sole 24 ore nell’industria e nei servizi (39,3 per cento prevede riduzione dei costi, dal 25,4 precedente)”. Una crisi abbastanza generalizzata, secondo l’ente di previdenza sociale, perché priva di distinzioni tra colletti bianchi e blu e con effetti devastanti sia in ufficio che in fabbrica.
Ma le aziende non chiudono le porte
Nonostante i numeri negativi c’è chi continua ad assumere. Le aziende sono pronte ad investire e a selezionare curricula ben strutturati. E’ quanto emerge da una ricerca realizzata dal “il Giornale”, grazie alla collaborazione di “agenzie di cacciatori di teste, grandi gruppi di selezione del personale, marchi storici del “made in Italy e società tecnologiche. Sul tavolo ben mille posti di lavoro sia per neolaureati sia per esperti con diversi anni in ditta alle spalle.
A ricercarli sono aziende e multinazionali appartenenti a diversi settori produttivi: da quello dell’automobile a quello chimico e tecnologico. Ma in realtà quali sono i profili d’oro? Sulla cresta dell’onda ci sono ingegneri (biomedicali, meccanici, gestionali…), laureati in economia e commerciali.
I dipendenti con laurea sono triplicati
Sono sempre più formati i nuovi “occupati”. Hanno un’età tra i 25 e i 34 anni, risiedono nel Centro Italia e sono prevalentemente donne. A sottolineare la crescita del livello di istruzione dei lavoratori italiani è il Sole24Ore che registra per gli occupati con qualifica o diploma una crescita dal 43,8% del 1998 al 52,2% del 2008, mentre per quelli con la laurea o titoli superiori una crescita dal 7,2 al 22,4%. I più ricercati dal mercato del lavoro sono i giovanissimi, ragazzi tra i venti e i trent’anni in possesso di un buon livello di istruzione. Secondo la ricerca, infatti, in questa fascia di età solo 11,8% ha un basso titolo di studio, il 58,9% un livello medio di istruzione e ben il 29,3% è almeno laureato. Inoltre tra i dati riportati affiora che tra gli occupati con un diploma o una qualifica professionale è più elevata la quota degli uomini (55,8% e 47,4% per le femmine), mentre tra i lavoratori laureati è più consistente quella delle donne (29 e 17,6% per i maschi).
È comunque nel terziario pubblico che si registra una notevole quota di figura professionali con un alto titolo di studio (41,1%) e una quota molto bassa di occupati con sola licenza elementare o media (13%).
L’alta formazione si consegue in azienda
Venti imprese al servizio dell’alta formazione. Ibm, Pirelli, Abb, Accenture, sono solo alcune delle aziende che nel 2008 hanno scelto di aderire al primo ciclo dell’apprendistato di alta formazione, previsto dalla legge Biagi per conseguire un titolo di studio sul posto di lavoro. Se infatti i dipendenti con la laurea sono triplicati in dieci anni, le aziende accelerano il passo per creare al proprio interno profili sempre più specializzati.
Ad oggi, i 3 corsi conclusi l’anno passato hanno già dato i loro frutti: 52 persone su 65 (l’80%) sono state confermate con scatto di livello, aumento di stipendio e di responsabilità. Si entra da neolaureato per uscire da specialisti web. Ma c’è anche chi da informatico è diventato sviluppatore web o da ingegnere è passato a project manager e così di seguito fino a ricoprire le più alte cariche aziendali. Bisognerà, invece, aspettare quest’anno e il 2010 per vedere i risultati degli altri 6 corsi ancora attivi. Nuovi stanziamenti regionali sono comunque previsti in primavera.

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