La lotta alla mafia passa per le nuove generazioni

la-siciliana-ribelle-locandina.jpg“Una storia fuori dal comune”. Così Paola Rita Stella, assessore alle Politiche della Scuola della Provincia di Roma, ha definito la vicenda di Rita Atria, ispiratrice del film “La siciliana ribelle” di Marco Amenta. Il film è stato proiettato questa mattina davanti a una platea molto speciale, composta solo da ragazzi e ragazze delle scuole superiori, ed è il primo di una serie di lungometraggi che saranno presentati nei cinema di Roma e provincia per sensibilizzare i più giovani alla lotta alla mafia.
L’iniziativa dell’Assessorato alle Politiche della Scuola e della Provincia di Roma ha il fine di far conoscere quella che resta ancora oggi una piaga per la nostra società, la mafia, e ispirare i ragazzi a condurre una vita che rinunci a ogni forma di illegalità.
La storia di Rita Atria è davvero particolare: decide di ribellarsi alla società mafiosa in cui è cresciuta, che l’ha portata a conoscere molto presto una realtà fatta di sangue e delitti; quando il crimine arriva a colpire e uccidere suo padre e suo fratello, Rita non ci sta più. La protagonista del film rompe il silenzio, che è normalmente imposto alle donne della mafia, e decide di collaborare alle indagini condotte dal giudice Paolo Borsellino, segnando per sempre la sua esistenza. Rita si suicida a soli 17 anni ma il suo coraggio e la sua storia restano d’esempio per tutti.

L’assessore Stella, questa mattina, ha spiegato le ragioni di una iniziativa del genere: “è doveroso continuare a parlare di mafia; alla radio, alla televisione, attraverso il cinema. La cosa importante è che vi informiate, cari ragazzi. Informatevi, non rinunciate alla conoscenza, solo così potrete cambiare veramente la società”.
Giuseppina Maturani, Presidente del Consiglio Provinciale, ha spiegato come la Provincia di Roma abbia da subito abbracciato il progetto ricordando anche il concorso che la Provincia ha indetto per i ragazzi delle scuole superiori “Per ricordare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”.
Presente in sala anche il regista del film, Marco Amenta, che giudicando gli uomini del film “non uomini d’onore ma del disonore” punta l’attenzione sulla vera protagonista-eroina del film, una donna: “Rita pone la morale al di sopra delle regole sociali, proprio come fa Antigone nell’opera di Sofocle”. Il regista spiega poi le ragioni della scelta di chiamare in causa solo attori siciliani, anche non professionisti, per dare vita a dialoghi quanto più realistici possibile.
A chiusura della presentazione Marco Amenta si rivolge esplicitamente ai ragazzi incitandoli a documentarsi sui mafiosi d’oggi, sui politici accusati di complicità alla mafia che siedono in parlamento e di riflettere sulla direzione che intendono dare alla loro vita a cominciare già da l’adolescenza.

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