FaD: la formazione a prova di click

Quali sono le regole per una vera e concreta formazione on line? Claudio Celeghin, Web information Architect presso DigitPa, ce le sintetizza in tre punti: chiarire bene i reali fabbisogni formativi; individuare gli obiettivi didattici; verificare in dettaglio e con la massima oggettività i risultati raggiunti.

Quali sono le regole per una vera e concreta formazione on line? Claudio Celeghin,  Web information Architect presso DigitPa, ce le sintetizza in tre punti: chiarire bene i reali fabbisogni formativi; individuare gli obiettivi didattici; verificare in dettaglio e con la massima oggettività i risultati raggiunti.

Italia – mondo: in cosa si differenzia il nostro modo di concepire l’e-learning da quello degli altri paesi?
Conosco abbastanza bene le metodologie di Formazione a Distanza (FaD) adottate negli Stati Uniti, avendo lavorato per un anno con un noto Campus Universitario di Miami, in Florida, proprio nell’ambito della progettazione e-learning. Oltreoceano esiste una lunga tradizione di FaD, iniziata molti decenni fa a causa delle immense distanze che caratterizzano quel Paese. Per certi aspetti però, l’e-learning in America é rimasto ancorato ad una interattività relativamente bassa: la tecnologia ha sostituito il libro con il cd, il plico postale con gli allegati alla mail e l’aula con la videoconferenza. Ma é spesso povero di una interattività atta a valutare in modo puntuale l’effettivo apprendimento.
Perché da noi fa fatica a decollare?
In Italia si fa spesso e-learning per assecondare obblighi che aziende e pubbliche amministrazioni hanno nei confronti dei propri dipendenti riguardo la formazione. Alcuni anni fa sono stato responsabile di produzione di una importante società di e-learning (tutt’ora attiva) e quindi ho visto molto da vicino quali fossero le dinamiche che spesso portavano il cliente a preferire un corso in modalità e-learning piuttosto che la classica formazione in aula. Fondamentalmente si trattava di dover ottemperare all’obbligo di formazione permanente per certe attività svolte dai  dipendenti, spesso inseriti all’interno di una grande organizzazione pubblica o privata. Questo motivazione finiva spesso per trascurare l’aspetto più intrinsecamente formativo e qualitativo, a vantaggio del contenimento dei costi. Sono stati realizzati quindi un gran numero di corsi on line sulla base di lavori, libri e dispense fornite a volte dallo stesso cliente, trasportando all’interno di un monitor il riassunto di ciò che era già presente su materiali cartacei di diversa natura.
Quindi innovazione zero..
L’unica sostanziale innovazione veniva fornita al committente dalla possibilità di poter tracciare e monitorare le attività di auto-valutazione del singolo dipendente, qualora il corso non fosse erogato in modalità completamente “stand-alone”, cioè su un computer non collegato in rete.

E oggi…
A distanza di 15 anni da quell’esperienza, ciò che è cambiato sostanzialmente é la sola tecnologia. Ora la pervasività del web permette di veicolare contenuti multimediali anche complessi e articolati, consentendo di poter raggiungere, potenzialmente, sofisticati livelli di interattività didattica. Ma tutto ciò ha un costo, a partire dalla progettazione didattica, l’implementazione tecnologica la verifica dell’apprendimento. Solo grandi aziende, o lungimiranti amministrazioni pubbliche possono permettersi i tempi e i costi di simili progetti.

Ad esempio…

Un paio di anni fa ebbi modo di analizzare nel dettaglio, insieme al progettista didattico, un corso di simulazione antirapina, che insegnava allo sportellista di banca come comportarsi in caso di rapina (ricordiamo che ogni anno in Italia vengono rapinate circa 3.000 filiali). Il  committente, l’Associazione Bancaria Italiana, richiese un alto grado di interattività, per rendere il più realistica possibile l’esperienza del discente durante la fruizione del corso. E’ stata cosi progettata una vera e propria simulazione che ha richiesto un’approfondita progettazione e l’adozione di una architettura didattica e tecnologica estremamente dinamica e variabile, esattamente come avviene con i simulatori di volo.

Cosa manca al “nostro” e-learning per poter essere competitivo sul mercato?
Secondo me spesso manca una seria ed approfondita progettazione sugli obiettivi formativi da raggiungere. Ciò contribuisce anche al mancato bilanciamento dei canali didattici e la riduzione della formazione asicrona ad un repository di materiale da scaricare, stampare e studiare.
E’ anche vero che la maggior parte degli argomenti trattati nell’e-learning sono di carattere tecnico, giuridico e commerciale. Il che, unitamente ad una agguerrita concorrenza, porta l’azienda di formazione a dover ridurre al minimo il “time to market” , a discapito della progettazione.

Ci sono posti nel mondo in cui la formazione a distanza rappresenta una necessità per moltissime persone. Nei nostri atenei non rischia di essere “superflua”?
Come detto, l’elearning negli Stati Uniti rappresenta una diffusa necessità. In Italia la formazione di questo tipo non sarà superflua nel momento in cui verrà progettata e declinata a seconda dei “media” che veicolano i contenuti. Non si può pensare che una bella presentazione in PowerPoint si possa trasformare in un valido modulo di formazione a distanza, senza ripensarne i contenuti per renderli adatti ad un’erogazione all’interno di un framework multicanale.

Una formazione on-line ha lo stesso valore formativo di una face to face?
Spesso, nell’ambito dell’elearning, la soluzione didattica migliore é rappresentata dalla modalità cosiddetta “blended”, cioè la formazione a distanza alternata a periodici incontri in aula con i docenti, per consentire verifiche nell’apprendimento e chiarimenti degli aspetti più complessi della materia trattata. E’ ovvio che il grande vantaggio della didattica asincrona consiste nella possibilità adattare il passo alle proprie possibilità di apprendimento e di conoscenza pregressa della materia.

Chi sono i principali fruitori della formazione a distanza?
Non si può parlare dei fruitori senza indicare ai principali committenti, che si possono individuare principalmente in tre macro aree: grandi aziende private, enti pubblici centrali e locali, e infine le università. Nei primi due casi i fruitori sono spesso coloro che rivestono dei ruoli tecnico-scientifici e  commerciali. Non a caso sono i corsi di informatica per la produttività individuale ad essere i corsi più ricorrenti, poi ci sono corsi specifici per banche e assicurazioni.  I dirigenti d’azienda e delle amministrazioni centrali sono meno coinvolti nell’elearning rispetto a quadri e funzionari.
Anna Di Russo
 

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