Innovatori o innovatrici? Questione di gender

Esiste una differente propensione all’innovazione strettamente correlata all’area geografica, al territorio e ai contesti locali. E c’è una differenza tra generi, tra uomini e donne, tra giovani e adulti. L’innovazione ha insomma una sua dinamicità e ambivalenza, specialmente se vista in funzione del rapporto donna/tecnologia. E a raccontarci di come il concetto di innovazione si sta sempre di più associando a quello di progresso è Claudio Roveda, Direttore Generale della Fondazione Cotec.

COTEC ha recentemente presentato il volume “La cultura dell’innovazione in Italia 2010”, in collaborazione con Wired e IRPPS/CNR. Quale il principale risultato della ricerca?
L’edizione di quest’anno, realizzata su un campione di 4000 donne, è incentrata su rapporto tra donne e tecnologia. Abbiamo appurato che l’innovazione tecnologica ha sinora rappresentato un impulso decisivo per il miglioramento della qualità di vita; mentre molto resta da fare affinché nella percezione comune il progresso tecnologico futuro costituisca un’opportunità e non una “trappola”.
In Italia c’è una reale percezione dell’importanza dell’innovazione?
È arduo fornire una risposta univoca. La cultura dell’innovazione e l’alfabetizzazione tecnologica non sembrano equamente distribuite nella popolazione. In questo campo istruzione e formazione hanno un ruolo centrale, a cui non va fatto mancare il sostegno di risorse e progetti.
Sempre nel campo dell’innovazione la vostra fondazione promuove il “Premio dei premi”. Un titolo molto ambizioso…
Questa onorificenza, istituita presso COTEC, viene conferita per concessione del Presidente della Repubblica alle imprese, agli enti e ai singoli cittadini che si sono distinti per il loro contributo di innovazione. Un riconoscimento alle realizzazioni più valide selezionate a livello nazionale nell’ambito dell’industria, dei servizi, dell’università e della pubblica amministrazione.
Dare dei riconoscimenti, anche solo simbolici e culturali, vuol dire stimolare i giovani a reinventarsi giorno dopo giorno?
La componente simbolica è molto forte, naturalmente. Ma il Premio dei Premi testimonia soprattutto l’impegno delle istituzioni e di organismi come COTEC nella promozione dell’innovazione quale strada maestra per creare nuove opportunità di crescita economica e sociale. In questo campo l’Italia dimostra elevata capacità di creatività e invenzione. Soprattutto nelle giovani generazioni.
Il Presidente Napolitano ha auspicato uno “sforzo sinergico” di pubblico e privato, per venire incontro alle “necessità della ricerca”. Secondo lei quali sono le attuali “necessità” del settore?
La capacità di organismi pubblici e privati di individuare priorità di ricerca comuni  e di realizzare insieme iniziative di ricerca e innovazione tecnologica. Occorre però che si stabilisca fra questi due mondi un orientamento strategico alla collaborazione e si adottino approcci e anche linguaggi comuni e soprattutto si riconosca l’importanza del contributo dell’altro.
Che valenza può avere una manifestazione che punti a premiare l’innovazione in un momento in cui ricercatori, specialmente quelli universitari, stanno lottando per il riconoscimento del proprio status giuridico?
Premiare l’innovazione significa riconoscere l’importanza capitale della ricerca e di chi la pratica tra le mille difficoltà. E’ un valore simbolico e un incentivo che evidenzia come il Paese, al suo più alto livello istituzionale, crede nella ricerca come motore fondamentale dello sviluppo.
Così si auspica la fondazione Cotec per il futuro della ricerca?
COTEC auspica in primo luogo che ricerca e innovazione acquisiscano lo status di priorità del nostro paese. Inoltre, che i processi di trasferimento o meglio l’utilizzo di conoscenza –  dal mondo della ricerca nelle imprese, anche quelle più piccole – si facciano più efficienti e continui nel tempo.
Anna Di Russo

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