Parola al professore di…Scienze Statistiche

Consigli e motivazioni per la scelta universitaria: il Prof. Stefano Fachin della facoltà di Scienze Statistiche alla Sapienza Università di Roma

Il percorso di approfondimento svolto dal Corriere dell’Università prosegue attraverso “la Guida alla scelta Universitaria” grazie alla partecipazione di Professori che caratterizzano con le loro esperienze professionali e la disponibilità nel raccontarsi, i singoli percorsi formativi.

La preziosa partecipazione di Stefano Fachin, Professore Ordinario di Statistica Economica presso la Sapienza Università di Roma, diventa testimonianza di un percorso di alta professionalità e “portavoce” delle motivazioni che sono alla base di una scelta ispirata e fatta con criterio.

Perché uno studente diplomato dovrebbe scegliere la facoltà di scienze statistiche?
buona domanda… (classico inizio di risposta buono per prendere tempo. Lo usiamo tutti nelle lezioni e ai convegni!). Prima di rispondere credo sia utile chiarire che in generale la scelta di cosa studiare all’università è una faccenda delicata. Bisogna bilanciare aspirazioni e realismo; in altri termini, tenere conto sia di ciò che ci piacerebbe fare da grandi, che ciò che avremo ragionevoli possibilità di riuscire a fare. Trascurare completamente il primo aspetto è un suicidio a breve termine (credo non ci sia niente di più impossibile che riuscire bene nello studio di qualcosa che proprio non piace), mentre trascurare il secondo pone le premesse per seri problemi nel futuro. Ovvero, si rischia di studiare per qualche anno delle cose che piacciono, per poi passare una vita a fare lavori precari o di basso livello, perché la richieste di laureati in quella materia sono scarse.

Quale è stata la sua personale esperienza?
Mi sarebbe piaciuto molto studiare Storia. All’epoca però le prospettive nell’insegnamento, praticamente le plausibili con una laurea così, erano, tanto per cambiare, deprimenti (concorsi fermi da anni, schiere di precari in giro, ecc ecc.). Allora mi sono detto: inutile “divertirmi” per 4 o 5 anni a studiare storia e poi finire magari a fare un lavoro non stimolante chissà dove. Mi sono quindi detto: cerchiamo qualcosa che mi piaccia, anche se un po’ di meno, e che però abbia speranza di riuscire a fare da grande come lavoro.

Come è riusciuto ad iscriversi a Scienze Statistiche?
La fortuna ha voluto che conoscessi un ragazzo già iscritto, che quindi me ne parlò un po’. Ho così scoperto che in quella facoltà c’era la possibilità di seguire corsi di scienze sociali (economia, sociologia) accanto alla base di matematica e statistica (che è una branca della matematica). Il primo aspetto mi attirava molto, perché in fin dei conti non lontano dalla storia che mi piaceva tanto (si tratta in sostanza di capire come funziona il mondo e perché capitano le cose) e libero dalla parte aziendalistica e giuridica della facoltà di Economia e Commercio (ora “Economia”) di cui non volevo sentir parlare. La parte di matematica e statistica invece mi preoccupava un po’ (a scuola non ero affatto un drago in matematica), ma mi sono detto che valeva la pena provare. Se proprio non andava ero sempre in tempo a cambiare dopo un anno.
Alla fine le cose sono andate meglio di come immaginassi, tant’è che sono ancora qui (dopo un breve intervallo a Cambridge, in Inghilterra, dove ho fatto il PhD).

Quale è stata la sua iniziale impressione?
Nella facoltà di Scienze Statistiche lo studio è davvero molto vario. E’ possibile studiare praticamente solo matematica e statistica (che molti, spesso con sorpresa, scoprono di amare) oppure unire queste a quelli di scienze sociali, appassionanti per motivi diversi (come dicevo prima, aiutano a capire come funziona il mondo.
Nelle prime lezioni del mio corso mi diverto a mostrare una serie di articoli di quotidiani, anche di prima pagina, che non è possibile capire davvero senza averne le nozioni (che insegnerò nel corso). Nel primo caso gli studi sono molto simili a quelli che si potrebbero fare in una facoltà come ingegneria o informatica (che anche qui si studia, anche se ovviamente meno che in quella facoltà), nel secondo a quelli di facoltà come Economia, Scienze Politiche o Sociologia. La differenza è che il diritto è ridotto al minimo (uno o due esami facoltativi), ragioneria non c’è proprio, ed ovviamente c’è una robusta base di matematica e statistica.

Chi è per lei lo statista?
Forse più di quello che penso io potrebbe essere interessante riportare quello che pensa l’economista capo di Google, Hal Varian:
I keep saying that the sexy job in the next 10 years will be statisticians, and I’m not kiddingfonte
Ovvero: “ripeto sempre che il lavoro più sexy dei prossimi 10 anni sarà lo statistico, e non scherzo“. Il motivo, in parole povere, è che la statistica è la branca della matematica che ha per obiettivo estrarre informazione dai dati, e la quantità di dati accumulata nella gestione quotidiana di qualsiasi attività (una rete telefonica, un supermercato, una banca, un motore di ricerca su internet) aumenta vertiginosamente ogni giorno per la crescita altrettanto vertiginosa delle potenzialità informatiche.

Quali sono i principali futuri occupazionali per i laureati in scienze statistiche?
In generale, presto detto: con maggiori o minori possibilità a seconda del tipo di corso di laurea, informatica, banche, assicurazioni. Posso dire cosa fanno alcuni studenti che si sono laureati negli ultimi tempi con me: costruzione di modelli statistici per valutare l’efficacia di campagne pubblicitarie (a Londra); costruzione di modelli statistici nell’ufficio studi di una grande banca (a Madrid); costruzione di modelli statistici nel servizio studi della Banca d’Italia come si vede, un po’ di tutto; calcolo delle quote per un importante agenzia di scommesse a Roma. Questo accade davvero: per farlo bene bisogna avere le idee chiare sul calcolo delle probabilità, oltre che sapere se Milito giocherà o no contro il Milan 🙂
Un modello statistico ci terrei a precisare per chi non lo sapesse, è un’equazione, in sostanza una “formuletta”, che rappresenta un fenomeno (la temperatura terrestre, i risparmi delle famiglie, le vendite di un prodotto…) come conseguenza di altri (la CO2, i redditi delle famiglie, le spese in pubblicità…), la cui forma è derivata dai dati osservati.

Tiziana Petruzzelli

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