«La reputazione delle università italiane sale nonostante la spesa per l’istruzione sia il 4,5% del Pil contro una media del 5,7% dei paesi più industrializzati», un valore a cui «si deve sottrarre un ulteriore taglio previsto per il prossimo anno di un miliardo di euro dal fondo di finanziamento ordinario (Ffo)».
Il Cun (Consiglio universitario nazionale) commenta così la classifica del Qs World University Rankings, uno dei più autorevoli sistemi di valutazione della qualità delle università mondiali, che vede due università italiane tra le duecento migliori al mondo, una in più rispetto allo scorso anno, e 15 università italiane tra le top cinquecento al mondo (di cui dieci hanno migliorato la propria posizione rispetto all’anno precedente).
«Se permane il problema di spesa che a livello della competizione globale sfavorisce il sistema universitario italiano, così come evidenzia l’ultimo rapporto sull’Istruzione presentato oggi a Parigi dall’Ocse, la reputazione del nostro sistema universitario – osserva il Cun – è alta ed è migliorata nell’ultimo anno».
«A differenza di altri ranking – precisa il presidente del Cun Andrea Lenzi – che si basano principalmente sugli indicatori statistici della ricerca universitaria, QS tiene conto anche delle più aggiornate opinioni di accademici e leader del settore, il cui punto di vista è particolarmente rilevante per studenti e genitori. L’Italia è salita nella classifica per la reputazione che hanno nel mondo i nostri ricercatori, i programmi di studio e gli insegnamenti».
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