Il lavoro nero dei laureati

Che l’Italia sia il paese del sommerso lavorativo purtroppo è un dato assodato e, al momento, anche incontrasto. Elemento che sorprende è che sia un fenomeno in aumento anche tra i laureati.

Che l’Italia sia il paese del sommerso lavorativo purtroppo è un dato assodato e, al momento, anche incontrasto. Elemento che sorprende è che sia un fenomeno in aumento anche tra i laureati. L’analisi della situazione è stata fotografata dal tredicesimo rapporto Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati che sottolinea l’incremento della disoccupazione e dela precarietà.

Lo studio rileva che ad un anno dall’acquisizione del titolo, diminuisce il lavoro stabile in misura superiore alla contrazione registrata l’anno precedente per i laureati di ogni livello. Contemporaneamente si dilata la consistenza del lavoro atipico.

La stabilità riguarda così il 46% dei laureati occupati di primo livello e il 35% dei laureati magistrali (con una riduzione, in entrambi i casi, di 3 punti percentuali rispetto all’indagine. Cosi come aumenta ulteriormente la disoccupazione (seppure in misura inferiore rispetto all’anno passato) fra i laureati triennali: dal 15 al 16% (l’anno precedente l’incremento era stato prossimo ai 4 punti percentuali).

La disoccupazione cresce anche fra i laureati specialistici biennali, quelli con un percorso di studi più lungo: dal 16 al 18% (la precedente rilevazione aveva evidenziato una crescita di oltre 5 punti percentuali). Ma cresce anche fra gli specialistici a ciclo unico: dal 14 al 16,5% (rispetto all’aumento di 5 punti percentuali registrato dall’indagine precedente).

Il tasso di occupazione dei laureati triennali, calcolato sulla sola popolazione che non risulta iscritta ad un altro corso di laurea, ad un anno è pari al 71%: un valore nettamente più alto rispetto a quello rilevato tra i colleghi di secondo livello, rispettivamente pari al 56% tra gli specialistici e al 37% tra quelli a ciclo unico. Ma ciò dipende, in particolare, dalla consistente quota di laureati di secondo livello impegnata in ulteriori attività formative, anche retribuite (attività che sono invece estremamente rare tra i triennali).

Tra gli specialistici si tratta soprattutto di tirocini o praticantati, dottorati di ricerca e stage in azienda; tra i colleghi a ciclo unico si tratta di tirocini o praticantati e scuole di specializzazione.

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