Nucleare, in Italia nessun pericolo radioattività

Franco Casali, docente di Fisica dei reattori nucleari all’Università di Bologna rassicura la popolazione sul falso allarme

Non ci sarebbe nessun pericolo radioattività in Italia. L’allarme radiazioni scaturito dal disastro in Giappone sarebbe totalmente immotivato per il nostro territorio. Ad affermarlo all’Adnkronos Franco Casali, ex dirigente del Centro di Ricerche Nucleari del Cnen di Montecuccolino e docente di Fisica dei reattori nucleari all’Università di Bologna. “La radioattività a Roma – ha sottolineato il professore – è dovuta alla presenza di materiali come il travertino, il porfido o il tufo, presente anche in alcuni quartieri di Napoli o di Viterbo, che contengono minerali di Torio e di Uranio”.

La nostra radioattività, ha spiegato Casali, è “una radioattività geologica naturale presente in materiali da costruzione molto diffusi nelle città italiane e di tutto il mondo”. “È chiaro che i reattori danneggiati in Giappone adesso dovranno sfiatare i gas che si sono sovrapressurizzati – ha specificato- ma si tratta di gas contenenti idrogeno che a contatto con l’atmosfera si incendiano. Si verificheranno dunque delle esplosioni, ma si tratta di esplosioni chimiche non nucleari. È evidente che queste porteranno con sé qualche materiale radioattivo ed è pericoloso sorvolare la zona in elicottero, ma la propagazione delle radiazioni riguarda pochi chilometri attorno alle centrali”.

Inoltre secondo il professore “la radioattività è una cosa naturale e che il nostro organismo è da sempre abituato a combatterla tramite alcuni enzimi, cosa che invece non accade per alcuni elementi chimici o elettromagnetici che abbiamo prodotto in questi anni”.

“In Italia – ha infine rassicurato il fisico nucleare – potremmo avere centrali nucleari di terza generazione che hanno un sistema di raffreddamento autonomo e interno al reattore. Si tratta di sistemi E.P.R. che vengono attualmente costruiti in Francia, in Finlandia e in Cina e che sono di gran lunga superiori a quelli giapponesi. Hanno una sicurezza intrinseca, perché i sistemi di emergenza di raffreddamento sono interni e predisposti per continuare a funzionare anche a reattore spento. Poi è chiaro che non si può mai escludere in maniera assoluta che ci sia un incidente, ma forse bisognerebbe prima pensare alle condizioni di sicurezza con cui vengono trasportati i gas liquidi, e basta pensare al disastro di Viareggio, o alle petroliere”.

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