Ictus, un problema di tutti

Nel mondo ogni anno, 15 milioni di persone sono colpite di ictus, costituendo la seconda causa di morte a livello mondiale. Eppure, la conoscenza della malattia è scarsamente conosciuta. In Italia, meno di 25 milioni sanno cosa sia. Nel Sud Italia si muore più di ictus che di infarto.  Cultura medica e sociale da una parte e strumenti adeguati, quali l’ampliamento delle unità cerebro vascolari negli ospedali dall’altra, possono ridurre notevolmente l’impatto socio-sanitario della patologia.

Il progetto di ricerca “I Costi sociali e i bisogni assistenziali dei malati di ictus cerebrale” realizzato dal Censis, l’associazione A.L.I.Ce – Associazione per la lotta all’ictus cerebrale e il Dipartimento di Scienze neurologiche e psichiatriche dell’Università di Firenze, con il sostegno del Ministero della salute, è nato con l’obiettivo di verificare la conoscenza della malattia, la percezione della sua gravità e la capacità di riconoscerla e di analizzare le condizioni di vita delle famiglie in cui un membro è colpito da ictus e i relativi costi sociali.

“Un problema di tutti “- dichiara Vladimir Hachinski, medico canadese, creatore della prima unità ospedaliera cerebro vascolare (stroke unit) che ha dedicato una vita intera all’ictus e alle sue conseguenze individuali e sociali, proprio ad indicare la dimensione della patologia e il suo effetto sulle famiglie e sui costi sociali, elogiando l’operato della Fondazione A.L.I.ce che accoglie al suo interno, dottori, infermieri, pazienti e membri familiari di tutte l’età. L’articolazione composita degli associati è un’esperienza unica nel campo dell’associazionismo.

Da considerare che l’ictus non è solo una malattia che riguarda il paziente anziano, infatti dei 200.000 casi che si verificano annualmente nel nostro Paese, circa 10.000 riguardano soggetti con età inferiore a 54 anni, in particolare nei paesi in via di sviluppo dove stanno diminuendo le malattie infettive e aumentando quelle non trasmissibili.

“Una delle cause dell’aumento di giovani affetti da ictus, deriva dalla scarsa conoscenza dei fattori che predispongono all’ictus e alle malattie cardiovascolari, quali il tabacco, l’errata dieta alimentare, il mancato esercizio fisico e l’alcool”- dichiara la dott.ssa Francesca Pezzella, neurologa presso l’unità cerebro vascolare, Ospedale San Camillo-Forlanini di Roma.

I costi di cura e di riabilitazione sono altissimi per il sistema sanitario nazionale. Questo progetto ha svelato che in Italia non esiste una politica sanitaria di prevenzione e di adeguamento delle strutture sanitarie e dell’uso della telemedicina (il medico specializzato può seguire la fase acuta del paziente attraverso il collegamento digitale).

Se si mettessero in atto queste misure si risparmierebbe un 30/20% della spesa sociale- dichiara il prof. Domenico Inziteri dell’Università di Firenze.

“L’atteggiamento nichilista nei confronti del paziente anziano con la relativa ricaduta etico-sociale e assistenziali ha effetti devastanti sia sul piano clinico che sociale”- evidenzia il prof. Danilio Toni dell’Università Sapienza di Roma. Il paziente anziano non è rappresentato negli studi clinici, l’accesso alle stroke unit non deve essere condizionato dall’età.

Un segno di speranza ci viene dall’esperienza di Musicoterapia presso gli Ospedali riuniti di Trieste. “Il coro degli afasici”- narra con sentita partecipazione la Dott.ssa Loredana Boito di Trieste- rappresenta per i pazienti il recupero della propria fisicità, cantando si ascolta la propria voce e si riacquista il senso della vita, prevenendo la depressione che è una delle patologie che colpisce maggiormente i pazienti che sopravvivono all’ictus e ai familiari.

Il 29 ottobre 2011 rappresenta la VII giornata mondiale contro l’ictus cerebrale, iniziativa promossa dalla World Stroke Organization di cui è ideatore il prof. Hachinski che incoraggia la cittadinanza attiva e i policy makers a sviluppare un nuovo approccio alla malattia:

“ Come membro della comunità puoi incoraggiare uno stile di vita più sano, come votante, puoi influire la politica per il meglio, come volontario puoi aiutare la tua comunità, come donatore, puoi facilitare il lavoro degli altri. Puoi aiutare in molte attività in accordo con la tua immaginazione, tempo e risorse. E come Italiano puoi unirti ad ALIce ed essere parte di un grande causa”.

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