Proteina ad hoc per il benessere del corpo

In una società che ha fatto dell’antiaging uno degli obiettivi cardine per il nostro benessere, la ricerca guidata dal biologo del MIT Leonard Guarente, appare quanto mai promettente.

In una società che ha fatto dell’antiaging uno degli obiettivi cardine per il nostro benessere, la ricerca guidata dal biologo del MIT  Leonard Guarente, appare quanto mai promettente.

Una proteina nota per le sue capacità di rallentamento dell’invecchiamento, sembra agire anche come metronomo per il coordinamento del metabolismo e dei ritmi quotidiani del corpo.

La SIRTI1, infatti, una proteina del gruppo “delle proteine ​​sirtuine”, come hanno dimostrato i ricercatori del MIT, può, non solo migliorare la salute e la longevità, ma svolgere anche un importante compito nella regolazione quotidiana dell’orologio circadiano.

Gli studiosi confidano che, attivando suddetta proteina con l’uso di farmaci, si possa incrementare le possibilità di vita degli uomini, come risulta dagli studi sugli animali.

Gli scienziati guidati da Leonard Guarente hanno monitorato l’attività naturale di determinate cavie. Di norma, gli orologi circadiani del topo girano per poco meno di 24 ore, all’incirca 23,5. I topi sprovvisti della proteina SIRT1 nel cervello, hanno una giornata più lunga, di 24 ore.

Maggiore è la quantità di SIRT1, tanto minore è il tempo giorno/notte. I ritmi circadiani nel comportamento, nella fisiologia e nella biochimica dei mammiferi sono controllati dall’orologio centrale all’interno di una struttura del cervello, nota come nucleo suprachiasmatico (SCN). L’orologio è sincronizzato con i cicli ambientali di luce e oscurità.

Le sirtuine, normalmente si attivano in risposta ad uno stimolo di stress quali la fame o un’infiammazione.

Quantità di SIRT1 dunque, localizzate nel cervello possono aiutare l’orologio centrale  a gestire i cambiamenti luce-buio, sostiene Guarente. Precedentemente, alcuni dei suoi colleghi notarono che gli orologi circadiani del topo, tendono a muoversi per 24 ore. I ricercatori si sono posti la domanda se la lunghezza del giorno fosse collegata con l’abbassarsi dei livelli di SIRT1 nell’orologio centrale del cervello.

Per scoprirlo, gli studiosi, hanno brutalmente cambiato le condizioni di luce ed oscurità dei topi, riducendole a quattro ore. È risultato che i giovani topi ci mettono solo due giorni per riabituarsi agli orologi circadiani, mentre gli anziani, impiegano fino ad otto giorni.

Nei nuovi test invece, i giovani topi che difettano di SIRT1 nei loro cervelli, ci impiegano quattro giorni per adattarsi, suggerendo che la SIRT1 sia almeno responsabile dell’abilità di riadattamento.

Tuttavia, in un esperimento separato, l’équipe ha verificato che i topi che godono di un orologio circadiano vicino alle 24 ore, vivono di più dei topi con un orologio veloce o lento. Il costante riadattamento degli orologi circadiani può causare uno stress che porta all’invecchiamento- conclude Guarente.

Ricordiamo che, all’incirca 20 anni fa, Guarente, fu il primo a scoprire che le sirtuine, prolungano le aspettative di vita nei lieviti;  da allora si è scoperto lo stesso effetto nei topi,vermi, e altri animali.

Si apre dunque una nuova frontiera  che oltre  sfidare i poteri taumaturgici dell’acido ialuronico, contribuisce a regolarizzare il ritmo vitale dell’uomo.

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