Distrarsi al lavoro è sempre più facile

Diciamo la verità, vale durante lo studio così come al lavoro: siamo sottoposti a svariate stimolazioni alla distrazione. A cominciare dal vecchio cellulare, sempre a portata di orecchio e di vista, al nuovo smartphone che è apparecchio molto più complesso e di conseguenza, ancor più deconcentrante.

E poi mail non lavorative, social network, tablet, app oltre che i controversi open-space di cui già un’indagine condotta dall’Università di Berkelev (California) aveva messo in luce la loro fonte di tensione e di calo di rendita (a detta degli stessi dipendenti).

Secondo il Wall Street Journal l’onda della distrazione arriva ogni 3 minuti e per rimettersi in rotta se ne impiegherebbero 23.

Panico per i manager che, di contro, possono tenere in considerazione l’aumento di creatività provocato anche da navigazioni casuali sul web o distrazioni accidentali.

Basterebbe però confrontare se negli anni precedenti la rivoluzione tecnologica il rendimento era davvero maggiore e scoprire che, forse, la tecnologia gode si di questa pericolosa proprietà ma, come in tutte le cose, con saggezza e coscienza è più probabilmente portatrice di maggiore produttività.

 

G.T. 

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