Manca il personale, la Brau verso la chiusura. Sos al Corriere

Schermata 2013-01-24 a 15.54.21

Gentile direttore,
le scrivo per sottoporre alla sua attenzione la difficile situazione
in cui versa la BRAU di Napoli.

Come probabilmente saprà, le ore di apertura al pubblico della BRAU,
la Biblioteca di Ricerca di Area Umanistica della Federico II, sono
state drasticamente (ma la scelta dell’avverbio non è stata semplice;
mi son deciso per questo tra un gruppetto che comprendeva:
sciaguratamente, drammaticamente, tristemente) ridotte.
Dal 7 gennaio infatti, altri due giorni della settimana sono stati
falcidiati dalla mannaia del ridimensionamento. Oltre al venerdì,
adesso anche al lunedì e al mercoledì la BRAU chiuderà alle 14, in
anticipo di tre ore sul già malinconico orario di chiusura regolare.

La motivazione che campeggia sui fogli di avviso all’utenza è la
carenza di personale.
Il che è un pugno nell’occhio, un insulto sardonico verso una
popolazione, quella napoletana, che vede nella disoccupazione uno dei
suoi mali paradigmatici.
Ma lasciamo stare rivendicazioni da “’O posto ce sta, e nun ce ‘o
vonno dà”. In questi tempi di crisi economica e di scure posta alla
radice della cultura, come di altro, in nomini austerity, capisco non
ci sia posto, appunto, per nuove assunzioni.

Ciò che faccio fatica a capire, o comunque ad accettare, è notare la
differenza paradossale tra le difficoltà della BRAU a garantire il
servizio minimo dell’apertura e la gozzovigliante abbondanza della più
grande biblioteca di Napoli, la Nazionale.
Difatti, mentre la BRAU opera a mezzo servizio per mancanza di
personale, la BNN trabocca di lavoratori. Già appena giunti
nell’ingresso al pubblico della sede centrale, si è accolti anche da 4
o 5 dipendenti, lì dove in 2 sarebbero grasso che cola. Sembra quasi
non ci sia spazio per tutti; potete scommetterci che al mattino
litigano per le sedie.

Ma sono tutti gli uffici ad avere semplicemente troppi dipendenti.
Basta farsi un giretto al primo piano per rendersi conto che alla BNN
c’è un esubero di personale spaventoso.
Riesce difficile vedere un ufficio con meno di 4 persone. Che, se ci
fosse davvero una mole di lavoro adeguata, sarebbe ovviamente
legittimo averne anche più. Ma il sospetto è che molti dei lavoratori
della BNN siano stati assunti per tenere compagnia ai colleghi che già
vi lavoravano. Io non ce l’ho con loro, coi dipendenti della BNN; sono
certo che fanno il loro meglio per far funzionare la biblioteca al
massimo delle sue possibilità.

Il punto è che una volta fatto il loro
meglio, non rimane più un cacchio da fare; comunque non per tutti
loro. E quindi li vedi lì, a chiacchierare, a litigare, seduti,
annoiati, costretti a stare lì in quell’ufficetto troppo piccolo, in 5
o 6, a stretto contatto, che se lo viene a sapere Pannella uno
sciopero della fame ci sta tutto; e sembrano i protagonisti di un
nuovo reality. Metteteci qualche telecamera e vi posso assicurare che
l’idea non è male.

L’ufficio fotocopie avrà davvero bisogno di 5 persone? E l’ufficio
informazioni quale misteriosa funzione suppletiva svolge per
necessitare dello stesso numero di impiegati? E perché mai, nella
guardiola del portico d’ingresso di Palazzo Reale, dove gli unici
impicci alla lettura del giornale sono controllare che non entri
nessun uomo col bazooka e armeggiare con la sbarra elettronica per
permettere il transito dei veicoli, perché mai dico, c’è bisogno di
due uomini? Uno alza la sbarra e l’altro la abbassa?

Io faccio un appello. Che può apparire una provocazione soltanto
perché ci siamo ormai abituati all’idea che i cittadini siano stati
inventati per la burocrazia e non la burocrazia per i cittadini.

Non sarebbe possibile una qualche forma di collaborazione tra i due
diversi ministeri da cui le due biblioteche dipendono, per il bene di
Napoli? Dal momento che – e mi mantengo basso – almeno un quarto dei
dipendenti della BNN hanno l’unica funzione di rappresentare un
emblema del feroce assistenzialismo adottato a Napoli nelle sfere
pubbliche a qualsiasi livello, non si potrebbero mandare un paio di
dipendenti in soccorso alla BRAU? Tanto i dipendenti della BNN bisogna
pagarli lo stesso, magari li “sfruttiamo” per una giusta causa.
Mi rendo conto che sarebbe un problema, perché sono dipendenti di enti
pubblici diversi e magari bisognerebbe cambiargli il contratto, e
forse non vorrebbero cambiare sede di lavoro e complicazioni di ogni
tipo. Ma insomma, non si potrebbe adottare una formula calcistica, una
sorta di prestito con diritto di riscatto? Poi magari quando le cose
alla BRAU (o in Italia) si aggiusteranno, la Federico II potrà
assumere qualcun altro, la Biblioteca resterà aperta più a lungo, con
orari da vera biblioteca, e i dipendenti in prestito dalla BNN
potranno tornarsene a litigare al mattino per la propria sedia.

La BRAU è una risorsa preziosa e un fiore all’occhiello non solo della
Federico II, ma di tutta Napoli. Vanta un patrimonio librario enorme.
È una biblioteca a scaffale aperto, di quelle che a Napoli si vedono
solo nei film, perché in altre biblioteche per ottenere la
consultazione di un testo bisogna riempire moduli su moduli, che
invece di leggere un libro sembra si sia richiesta l’adozione di un
bambino.
Spero vivamente che non si lasci spegnere questa fiammella di cultura,
accesa nel cuore di Napoli.

E, volutamente alla fine, in un accesso di auto-consapevolezza del
valore assegnatoci dalla società, segnalo che sarebbe anche una forma
di rispetto verso noi studenti. Ogni anno ci vediamo aumentate le
tasse; in cambio diminuiscono i servizi. Un altro paradosso. Non
sembra anche a voi che a volte il mondo vada al contrario?

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