Saper leggere le note migliora la comprensione delle parole

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Una ricerca del dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano Bicocca e pubblicata sulla rivista Neuropsychologia rivela che conoscere il pentagramma, dunque studiare musica, rende il cervello più efficiente nella lettura delle parole.

Lo studio, condotto su 30 persone di cui metà musicisti del conservatorio “Verdi” di Milano e metà prive di preparazione musicale, ha riscontrato come nel cervello dei soli musicisti si attivi un’area del linguaggio che fornisce loro un’abilità carente negli altri.

L’indagine, condotta in collaborazione con il Cnr, potrebbe avere diverse positive applicazioni come nei bambini a rischio dislessia con deficit di lettura. Il cervello dei musicisti che hanno iniziato a studiare musica da piccoli, entro gli 8 anni, vede migliorare i meccanismi neurali di lettura delle parole. I musicisti, infatti, a differenza degli altri, utilizzano entrambi gli emisferi cerebrali riuscendo a raddoppiare il volume corticale impegnato.

Lo studio della musica all’inizio dell’alfabetizzazione svilupperebbe dunque un centro di analisi visiva simbolica anche nell’emisfero destro, che verrebbe poi utilizzato per il riconoscimento sia delle parole che delle note.

«Imparare a suonare bene uno strumento musicale, spiega Alice Mado Proverbio docente di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica e coordinatrice della ricerca, migliora il controllo, la coordinazione motoria e l’elaborazione uditiva dei suoni», rendendo quindi il cervello più dinamico e sveglio.

 

Giovanni Torchia

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