Morte in culla, scoperte relazioni con l’alcol durante la gravidanza

Un bambino in culla

Un caso su sei di ‘morte in culla’, la morte improvvisa e inaspettata di un lattante apparentemente sano (Sudden Infant Death Syndrome o Sids) – un fenomeno non ancora spiegato dalla scienza – può essere legato al forte uso di alcool durante la gravidanza o poco dopo il parto.

Secondo una ricerca dell’Università Curtin a Perth, in Australia, può essere il risultato sia dell’esposizione all’alcool nell’utero, sia del comportamento della madre che crea un ambiente rischioso per il piccolo dopo la nascita.

”I risultati dello studio indicano che l’uso regolare di alcool da parte della madre aumenta il rischio di Sids, sia tramite effetto diretto sul feto sia indirettamente tramite fattori ambientali di rischio”, scrive Colleen O’Leary, del Centro ricerche sulla salute della popolazione dell’ateneo, sulla rivista Pediatrics.

In passato la sindrome è  stata legata al fumo da parte della madre e ad ambienti malsicuri, ma poche ricerche hanno finora esaminato il legame con l’alcool. Nello studio sono stati vagliati i dati di circa 78 mila donne che hanno partorito fra il 1983 e il 2005, comparando il numero di decessi di neonati da madri a cui era stato diagnostico un problema di alcool, con i casi di nati da madri senza tale diagnosi. E’ emerso che i nati da madri con diagnosi di bevitrici hanno un rischio di Sids sette volte maggiore. E se la madre beve anche durante il primo anno dopo la nascita, il rischio e’ nove volte maggiore.

I ricercatori hanno identificato diverse cause per le morti dei neonati: oltre all’esposizione all’alcool nell’utero, altri fattori sono l’inalazione di fumo da sigarette, la disidratazione, infezioni e incuria. La ‘morte in culla’ colpisce i bambini nel primo anno di vita ed è ad oggi la prima causa di morte dei bambini nati sani.

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