Intervista a Maria Chiara Carrozza: “Lavoro coraggioso sulla scuola. Ma non dimentichiamoci di Ricerca e Università”

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“Il lavoro è apprezzabile, e va letto e digerito. E’ un atto di coraggio e va elogiato” – commenta con queste parole l’ex Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza il piano per la scuola lanciato da Matteo Renzi e da Stefania Giannini. Precari, valutazione, merito: tanti i temi affrontati nell’intervista a CorriereUniv. Con un appunto finale: “Non perdiamo di vista Ricerca e Università” 

Il premier lancia il Piano per la scuola: un commento generale ai 12 punti del governo?

Sono punti appropriati e adeguati a lanciare la discussione, a me sembra che manchi il welfare studentesco e il diritto allo studio, secondo i principi costituzionali il nostro obiettivo è che i meritevoli e capaci arrivino ai più alti livelli dello studio indipendentemente dai loro mezzi. Mi sembra che questo oggi sia un tema attuale. Il secondo tema attuale riguarda l’adeguatezza delle competenze rispetto agli esiti occupazionali e alla riuscita professionale, se non si definiscono i principi cardine non riusciamo a declinare il metodo per raggiungerli. Mi riservo il tempo per leggere il documento e commentarlo nel dettaglio, c’è evidentemente tanto lavoro e il lavoro va rispettato e valutato, mai criticato a priori.

Questione precari: in un solo anno scolastico ne verranno assunti più di 150 mila. E’ la soluzione che si aspettava?

No, non mi aspettavo una cosa del genere dal governo Renzi, in questo mi ha stupito in positivo. Ovviamente penso che sia un obiettivo molto ambizioso soprattutto se si vuole garantire merito, equità e trasparenza nel meccanismo. E’ una misura molto importante ma anche costosa e non so dove troveremo le coperture. Ma io ho sempre detto che bisogna puntare ad avere insegnanti stabili e la riduzione del precariato è uno dei temi socialmente più sentito. Quindi sono molto contenta che si parta da questa prospettiva anche se penso che sarà una promessa molto difficile da mantenere e dobbiamo lavorare tutti in questo senso.

Basta scatti di anzianità e valutazione per gli insegnanti: è la rivoluzione del merito? 

E’ una delle affermazioni più importanti e rivoluzionarie. Il merito però non si auto attribuisce per definizione, ma si realizza nel metodo applicato, sono d’accordo che si debba cambiare registro e superare il tabù dell’anzianità. Si tratta di un meccanismo che conosco bene, lo spiegai io in audizione in commissione istruzione del Senato e dissi che si trattava di un sistema da cambiare. Ci sono ancora i verbali delle mie audizioni.

Ho difeso gli insegnanti a costo di espormi politicamente come ho fatto in prima persona a gennaio 2014, lo rifarei perché penso che gli insegnanti italiani meritino di più. E’ chiaro che questo meccanismo è connesso con la revisione del loro contratto, argomento spinoso e fermo da tempo.

Non le pare che la consultazione lanciata da Renzi e Giannini somigli al suo progetto di “Costituente della Scuola”, arenatosi con l’avvicendamento successivo del governo?

Somiglia molto, io avevo già capito da tempo che occorreva una mobilitazione nazionale per scrivere un piano educativo. A volte in politica come in ricerca si arriva indipendentemente alla stessa conclusione. Il termine costituente della scuola se lo ricordano tutti e mi fermano per strada ancora molti insegnanti per parlarmene. Forse io non avrei scritto un documento di 136 pagine con tanto di nomi e cognomi dei redattori, ma avrei coinvolto le strutture della scuola e sarei partita dalle domande e non dalle risposte. Ma il lavoro è apprezzabile, e va letto e digerito. E’ un atto di coraggio e va elogiato. Va nella linea di indicare una direzione e aspettare le reazioni, piuttosto che in quella di elaborare dal basso.

Quinta e ultima domanda: che posto hanno, oggi, l’Università e la Ricerca in Italia? Sembrano, quelli, gli unici settori lasciati intatti dall’azione del governo. Ma i risultati parlano chiaro: urge un cambiamento. 

L’università e la ricerca mi stanno a cuore, ed occorre includerle nell’agenda politica. Soprattutto il programma nazionale della ricerca non capisco se andrà avanti. La riforma degli enti di ricerca è necessaria e mi piacerebbe lavorarci per fare delle proposte. Lo farò indipendentemente perché vorrei stimolare il lavoro su questo tema. La ricerca è la mia vita.

Raffaele Nappi

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