Alessandro, ricercatore coraggioso: "Aiutatemi nella ricerca su Benveniste"

Alessandro Chidichimo è un ricercatore universitario di Cosenza e vive in Svizzera. Da qualche mese Alessandro ha lanciato un crowdfunding (finanziamento dal basso) per finaziare la sua ricerca su Emile Benveniste, tra i più importanti linguisti del XX secolo, che durante la seconda guerra visse molteplici vicissitudini a causa delle sue origini ebree.
“Tempo fa ho ritrovato in archivio tra altre carte una lettera del 1943 di un prete cattolico e professore di Friburgo, Jean de Menasce, indirizzata ai membri della Società Ginevrina di Linguistica – ci ha raccontato Alessandro. In questa lettera de Menasce chiedeva ai ginevrini di aiutare Emile Benveniste, linguista francese di origini ebree, a uscire da un campo di accoglienza per rifugiati in Svizzera”. Benveniste è tra i linguisti più importanti del mondo e negli anni seguenti diventerà conosciutissimo.
“Ho bisogno di un finanziamento per poter visitare alcuni archivi in Francia e avere il tempo di scrivere l’articolo che sarà pubblicato su una rivista internazionale. Come voi potete immaginare i finanziamenti per la ricerca sono abbastanza difficili da trovare – se sei indipendente anche in Svizzera sì” – continua Alessandro.
Allora perché sostenere il progetto crowdfunding? È una delle rare volte che una strada di questo tipo viene tentata nella ricerca accademica in Europa (negli Stati Uniti è più diffusa) e viene fatto attraverso una piattaforma di finanziamento partecipativo. Le ragioni per cui finanziare questo progetto sono tante, spiega Alessandro: “Il 1939 Benveniste era professore al Collège de France, dove insegnano solo i docenti più che affermati. Ma allo scoppio della guerra è costretto a partire e ad arruolarsi in Francia, a soli 38 anni. Immediatamente cadrà con tutto l’esercito francese e sarà fatto prigioniero per 18 mesi quando finalmente riuscirà a evadere dal campo di prigionia e rifugiarsi nel sud della Francia, che al momento era Zona Libera. Passerà così un po’ di tempo a Lione, ma quando i tedeschi invadono anche il sud, deve scappare di nuovo per non fare la fine del fratello, ucciso in quanto ebreo in un campo di concentramento”.
benveniste
 
Benveniste si rifugia prima in montagna, poi tenta di passare la frontiera e di arrivare in Svizzera. Per preparare questo passaggio si scriverà con de Menasce, suo ex studente a Parigi e professore a Friburgo, in un antico dialetto persiano per non far capire alla censura di cosa stessero parlando.
Benveniste passa la frontiera clandestinamente con dei contrabbandieri e viene arrestato immediatamente dalla gendarmeria svizzera. E da lì che comincia ancora un’altra avventura aiutato da quelli che erano avversari scientifici, ovvero i linguisti ginevrini. Infine, resterà un anno in Svizzera, vicino di casa di Gianfranco Contini a Friburgo, e rientrerà a Parigi solo nell’autunno 1944. Lì la sua casa era stata occupata, i suoi manoscritti scomparsi e solo la sua biblioteca era stata messa in salvo – per cui dovrà ricominciare da zero un libro.
“Questa ricerca non è solo per gli accademici, ma è una storia che riguarda tutti – continua Alessandro. Non solo perché l’influenza di Benveniste arriva fino a noi camuffata nelle pratiche comunicative grazie anche ai testi che pubblicò dopo la guerra – se non fosse sopravvissuto il mondo sarebbe meno ricco. Ma anche perché racconta come la guerra azzeri i diritti di tutti e come le relazioni tra le persone giochino un ruolo importante di là delle costrizioni della legge e di là dei contrasti – in questo caso – scientifici”.
“Infine, questo rappresenta un tentativo di saltare un po’ le burocrazie e le gerarchie e poter fare ricerca in maniera indipendente. Un esperimento per aggirare la pratica quotidiana della ricerca di fondi e scrittura e presentazione di progetti, che ormai ha preso il posto del lavoro scientifico. Il tempo speso per trovare i soldi per fare ricerca spesso è maggiore di quello per fare concretamente ricerca – considerate almeno tra i 3 (se sei esperto del soggetto di studio) ai 12 mesi per preparare e presentare un progetto e avere la risposta”. Insomma: bravo, Alessandro!
 

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