Almalaurea: in 6 anni lo stipendio dei neolaureati si è ridotto del 20 %

Le retribuzioni dei giovani a un anno della laurea sono in leggera ripresa rispetto all’anno scorso, ma negli ultimi sei anni hanno perso il 20 per cento in termini reali. Sono questi i risultati del rapporto AlmaLaurea sui profili dei laureati, con le risposte di quasi 490mila studenti.
 
Tra attese di ripresa e effetti della crisi, lo stipendio di chi entra nel mondo del lavoro con un titolo di laurea, cresce un poco ma non riesce a staccarsi dalla cifra dei mille euro mensili. I dati sono quelli pubblicati da AlmaLaurea che con il rapporto 2015 ha coinvolto quasi 490 mila laureati di 65 università italiane, delle 72 ad oggi aderenti al Consorzio.Le retribuzioni di chi ha trovato un impiego entro un anno dal conseguimento dal titolo di laurea si fermano a poco più di mille euro: sono pari a 1.013 euro per i laureati di primo livello, 1.065 euro per i magistrali e di 1.024 per i magistrali a ciclo unico.Rispetto ai valori dell’anno scorso, quindi, il guadagno mensile netto, rivalutato in base agli indici Istat dei prezzi al consumo, è cresciuto del 2 per cento tra i magistrali, di meno dell’1 per cento tra i triennali e del 5 per cento per i laureati a ciclo unico.
La ripresina di quest’anno non riesce a compensare la caduta verticale che si è registrata, in termini reali, tra il 2008 e il 2014. Nel periodo indicato, infatti, la riduzione complessiva è stata del 22 per cento per i laureati triennali e del 18 e del 17 per cento per i laureati magistrali biennali e per quelli a ciclo unico.
Nel 2007, la retribuzione mensile netta dei neolaureati era, in termini reali, pari a 1.302 euro. Per i magistrali la cifra era pari a 1.292 euro e per i magistrali a ciclo unico si toccava i 1.241 euro al mese.
A cinque anni dal conseguimento dalla laurea, per i laureati magistrali ci sono retribuzioni molto diverse a seconda del gruppo disciplinare.
In testa a tutti ci sono gli ingegneri con un guadagno mensile netto pari a 1.693, i medici (1.593 euro) e i laureati che escono dai corsi di economia e statistica (1.487 euro). Nel fondo della classifica ci sono invece i laureati usciti dalle facoltà di psicologia (962 euro), letterarie (1.030 euro) e giuridiche (1.176 euro).
“Il lungo periodo di recessione – spiegano gli autori del rapporto a Repubblica – ci consegna un pesante fardello e conferma, per l’altro verso, le persistenti difficoltà occupazionali di coloro che si sono laureati a cavallo della crisi, come testimoniano i dati relativi ai laureati indagati a cinque anni dal titolo. Si tratta di una gravosa eredità, che condizionerà le opportunità occupazionali (retributive, di carriera) di questi laureati anche nella fase di ripresa dell’economia e in un orizzonte di medio-lungo termine”.
Nella ricerca il costo in termini di reddito perso da chi si è laureato in tempi di crisi è stimato per i laureati statunitensi pari a 80 mila dollari. Poche speranze quindi anche per il futuro se non si interviene con politiche e investimenti.
“Lo scenario presente e futuro, nonostante i miglioramenti registrati – ha spiegato Andrea Cammelli, Fondatore e Direttore di AlmaLaurea – resta tuttavia estremamente incerto. Ancora oggi, e nonostante le difficoltà del nostro Paese, la laurea tutela il giovane sul mercato del lavoro più di quanto non lo faccia il solo diploma. In un contesto del genere, oltre ad un’efficace politica di orientamento, occorre pertanto che il sistema Paese torni a investire in un settore così strategico come quello dell’istruzione e delle politiche per il diritto allo studio.”
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