Professore ordinario a 36 anni. A Londra è possibile

Alessandro Lanteri professore ordinario a 36 anni, succede a Londra
Alessandro Lanteri con i suoi studenti

Professore ordinario a 36 anni. Sembra una favola, invece è la storia di Alessandro Lanteri classe 1980, appena nominato Professor of Entrepreneurship (equivalente a Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese) nel campus di Londra della Hult International, una Business School con base a Boston e sedi in altre città come San Francisco, Shangai, Dubai. E’ attualmente il più giovane italiano con la qualifica di professore ordinario. Corriereuniv lo ha raggiunto telefonicamente.
Professor Lanteri complimenti per la sua nomina, impensabile in Italia a 36 anni?
“Grazie, mi faccia dire subito che non ho alcuna forma di risentimento verso il mio Paese. Per imparare cose nuove è necessario andare all’estero, là dove ci sono le conoscenze. Così dopo un inizio all’Università del Piemonte Orientale, ho svolto periodi di insegnamento e ricerca fuori, alla University of Helsinki (Finlandia), alla University of California Los Angeles, UCLA (USA) ed alla Stern School of Business, New York University (USA). Credo sia questo il vero valore aggiunto. La professione universitaria del resto è diventata globale”.
Ovvero?

Alessandro Lanteri
“Gli standard della performance, se uno lavora bene o no, sono sempre più internazionali. In Italia, ma anche altrove, ci sono polemiche in questo senso. In molte università considerano la produttività della ricerca in base al numero di pubblicazioni come criterio principale per stabilire se un ricercatore è bravo o no. Questo è discutibile, perché un docente deve anche saper insegnare, saper scrivere cose che interessano la gente e che quindi vengono citate e lette, non soltanto pubblicate su delle riviste. Nonostante non ci sia un consenso universale, di fatto emergono degli standard a livello globale che provengono da università anglosassoni per una misurazione obiettiva dei risultati.”
Quali sono le differenze che nota con le università italiane?
“La vocazione internazionale prima di tutto. Guardi io insegno a Londra e non ho neanche uno studente inglese. Le posso dire anche che pochi dei miei colleghi sono inglesi. E poi un rapporto docente studente davvero ideale. Abbiamo classi che nei corsi più numerosi possono arrivare al massimo a cinquanta studenti.
Posso chiederle quanto guadagna?
“In questo momento da professore associato guadagno circa 60 mila sterlina l’anno (circa 70 mila euro ndr.) più bonus su pubblicazioni e didattica aggiuntiva.”
Parliamo della materia che insegna. Come vede l’economia del futuro?
“ un’economia dove ci sarà una forte riduzione dei costi di transazione”
Che significa?
“Sono i costi che uno sostiene per utilizzare il mercato, per comprare e vendere servizi da un’altra persona. Prima dobbiamo individuare il fornitore del servizio, poi capire che livello di qualità ha, poi garantirci che eroghi il servizio, tutte cose che rendono la transazione costosa. Ora grazie ad internet e alle nuove piattaforme, questi costi si sono ridotti e le aziende hanno la possibilità di fare acquisti rapidi ed economici.
Le organizzazioni hanno così sempre meno bisogno di strutture interne e questo è un fenomeno. Le aziende che stanno crescendo di più sono quelle in grado di mettere in contatto diretto l’acquirente con il venditore. L’esempio più clamoroso è quello di “Alibaba” sito cinese che mette in comunicazione gli acquirenti di beni e servizi in occidente con i produttori in Asia. Ce ne sono molti nel mondo dei free lance come “upwork”, un sito di reclutamento di competenze per la realizzazione di piccoli pezzi di lavoro. Se ad esempio devo fare una campagna pubblicitaria, anziché assumere una figura professionale come dipendente e creare un dipartimento di marketing, posso compare un servizio offerto da una piattaforma con conseguenti risparmi in termini di costi e flessibilità.”
Da Londra come vede la Brexit, ci sono ripercussioni?
“Troppo presto per dirlo, al momento, credo sia più un impatto psicologico, anche se il mercato immobiliare, quello più legato alla finanza, si è un po’ fermato, ma l’Inghilterra è stabile ed attrae ancora molti investimenti.

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