Test d'ingresso: Il Tar dà ragione all'UDU

ricorso tar dà ragione all’UDU

Oggi il TAR ha accolto il ricorso promosso dall’UDU e patrocinati dall’Avvocato Michele Bonetti (avvocato che si occupa da tanti anni delle cause studentesche ndr) relativi alla mancata sottoscrizione della scheda anagrafica per i test che si sono svolti a settembre 2016 nelle facoltà ad accesso programmato.
Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari, dichiara: “Oggi il TAR si è pronunciato favorevolmente, accogliendo i primi ricorsi UDU 2016 relativi alla mancata sottoscrizione della scheda anagrafica per i test di quest’anno. È la dimostrazione di quanto noi diciamo da tempo: non è possibile escludere dalla graduatoria per un mero vizio formale. Ora centinaia di studenti potranno vedere riconosciuti i propri diritti, venendo reinseriti in graduatoria e potendo partecipare normalmente ad eventuali scorrimenti.”
Continua Marchetti:“Avevamo chiesto in ogni modo possibile al MIUR di rivedere il D.M. 546/2016 nella parte riguardante l’annullamento della prova per mancata sottoscrizione della scheda anagrafica. La vittoria di oggi, unita all’annullamento di ieri con provvedimento del TAR del D.M. 50/2016 relativo alla chiusura anticipata delle graduatorie, ci dà un quadro estremamente chiaro. Il MIUR deve prendere immediatamente atto di queste due vittorie UDU: riapra le graduatorie dello scorso anno e reinserisca in graduatoria chi non aveva sottoscritto la scheda anagrafica nel 2016.”
Conclude la coordinatrice dell’UDU: “Da anni ci battiamo contro questo sistema di accesso, non per istigare ai ricorsi come ipotizzato dal Presidente del CUN Lenzi e riportato da alcuni giornali ieri, ma perché riteniamo che sia un modello profondamente ingiusto che limita il diritto allo studio di moltissimi giovani, che non sono liberi di scegliere la facoltà che vorrebbero. Chiediamo al MIUR di aprire il tavolo di confronto promesso da anni: non è possibile andare avanti con questo numero chiuso, che giorno dopo giorno subisce battute d’arresto nelle aule di tribunale. Si abbia il coraggio di ascoltare gli studenti e andare finalmente verso il libero accesso, così come avviene in gran parte d’Europa.”

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