Simone Robbiano, dottorando ovadese premiato da Mattarella

Un molarese al Quirinale, meta di un percorso professionale districato tra Ovada (istituto Barletti, indirizzo Ragioneria) e Genova (Dipartimento di Economia). Molto più di una semplice facoltà per Simone Robbiano, 29enne con due lauree nel cassetto e il dottorato di ricerca alle porte. Un percorso nel campo dell’innovazione – dalla laurea breve, triennale, in “Economia e commercio” alla magistrale “EIF – Economia e Istituzioni Finanziarie”, sempre presso l’Ateneo ligure – nel mondo del lavoro. La seconda tesi, realizzata un anno fa, a culmine degli studi, è stata apprezzata sia dai docenti di Unige, sia dai vertici della Fondazione Masi, che ha assegnato il bando nazionale del 2016 al documento di ricerca del dottore ovadese, il quale ha ricevuto, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il relativo riconoscimento, all’interno della cerimonia “Giornata Qualità Italia” dove sono stati anche conferiti i Premi Leonardo 2016, alla presenza del ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, della presidentessa del Comitato Leonardo Luisa Todini, del presidente dall’Agenzia Ice Michele Scannavini, del presidente di Confindustria Vincenzo Boccia.
L’innovazione rappresenta, oggigiorno, uno degli argomenti maggiormente analizzati in Europa, ma soprattutto in Italia, a causa della progressiva ma inesorabile perdita in competitività delle imprese: nella letteratura economica prevalente e negli studi microeconomici più rilevanti, difatti, elementi come la R&S e l’innovazione sono fattori di grande rilevanza, assolutamente indispensabili affinché le imprese rimangano competitive all’interno di uno scenario economico sempre più globalizzato, anche alla luce della crisi economica e congiunturale che perdura ininterrotta dal biennio 2007- 2008: per questo appare pertanto fondamentale l’analisi dei fattori e delle caratteristiche d’impresa correlate, positivamente o negativamente, con l’attività innovativa. L’obiettivo della mia ricerca è stato pertanto quello di esaminare, a livello microeconomico, la relazione fra queste caratteristiche e l’attitudine ad innovare”.
I dati utilizzati nello studio sono derivati, a livello fondamentale, dalla “Indagine sulle Imprese Manifatturiere Italiane”, survey triennale realizzata dall’Osservatorio sulle Medie e Piccole Imprese Unicredit-Capitalia: diverse waves  di tale survey sono state rielaborate in modo da dar vita ad un dataset  relativo agli anni 1992-1994, 1995-1997, 1998-2000 e 2001-2003. La popolazione di riferimento ha ricompreso le imprese italiane dell’industria in senso stretto, nello specifico un campione significativamente rappresentativo della manifattura italiana, stratificato per classe dimensionale, area geografica e settore industriale di appartenenza; il contenuto informativo del dataset, dopo l’applicazione di appropriate tecniche cross-section, ha permesso di ottenere un campione di 1165 imprese, ricavato da una sintesi delle diverse waves , le cui variabili sono state osservate negli anni 1997 e 2003 mentre, per quanto concerne le variabili ritardate (di tre anni), negli anni 1994 o 2000: ciò ha reso possibile approfondire le caratteristiche di impresa oggetto di studio mediante numerose variabili qualitative e quantitative. In questo senso è stata condotta un’analisi, mediante regressione logit, per evidenziare  quali caratteristiche intrinseche d’impresa possano essere correlate all’attività innovativa (in termini di innovazione di prodotto e di processo): purtroppo non è stato possibile interpretare tali correlazioni come rapporti di causalità per problemi di endogeneità, come ad esempio la reverse causality, diffusamente conosciuti in letteratura.
I risultati empirici, ottenuti mediante la stima di diverse specificazioni dei modelli, hanno evidenziato la persistenza e la robustezza di alcune correlazioni: difatti, è stato possibile notare come i coefficienti relativi ad intensità della ricerca, dimensione aziendale, propensione all’export, implementazione di processi di ricerca e sviluppo e produttività si presentino statisticamente significativi e consistenti, rimanendo sostanzialmente invarianti nelle diverse specificazioni dei modelli di studio.  Gli investimenti in ricerca, tesa ad innovazioni sia di prodotto che di processo, e l’attitudine alla competizione internazionale aumentano significativamente di una percentuale rilevante poi la probabilità di ottenere un’innovazione: lo stesso risultato si è rinvenuto in relazione alle imprese che più si avvicinano alla frontiera tecnologica efficiente e che presentano la maggiore produttività.  Inoltre, si è appurato come la disponibilità di risorse da dedicare agli investimenti innovativi ricopra un ruolo fondamentale nell’influenzare la capacità innovativa delle imprese; in linea col fenomeno delle start up innovative, si è verificato poi che le imprese più giovani si rivelino maggiormente dinamiche e propositive in relazione alle evoluzioni tecnologiche, soprattutto se geograficamente situate al Nord ed al Centro del Paese, dove possono contare su una maggior concentrazione di capitale umano, di infrastrutture, centri di ricerca, Università.
Un risultato inatteso; lo scorso anno, subito dopo la laurea, ho colto l’opportunità del bando senza particolari aspettative. E invece, come vincitore, lo scorso due marzo sono stato accolto in Quirinale dal presidente Mattarella per la cerimonia di premiazione. Inutile ribadire l’onore per me nel rappresentare la mia città, l’Università di Genova e tutti i miei colleghi di studi in una cerimonia di così alto valore e valenza nazionale; ho avuto modo di conoscere e apprezzare diversi esponenti della Fondazione Masi, con cui spero di poter instaurare una proficua collaborazione, nei termini dei miei futuri progetti di ricerca applicata all’innovazione tecnologica e alle problematiche ad essa riferite
 
Simone Robbiano

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