Erasmus in Spagna: Valencia ''Terra dei fiori, della luce e dell'amore''.

Un sole caldo e luminoso, un venticello di un’estate che sembra non terminare mai, la luce del tramonto illumina i fiori e ci regala sfumature pittoriche. Questo è stato il quadro apparso agli occhi dei molti studenti italiani e stranieri arrivati a Valencia per il programma Erasmus 2017/2018. José Padilla Sànchez riuscì a trasformare le immagini in parole, quando nel 1967 compose il brano di successo ”Valencia”, in cui definì la città ”terra dei fiori, della luce e dell’amore”.
In questa cornice dalle metafore floreali, mi addentro per le strade della zona universitaria, dove vedo gruppi di ragazzi che parlano e si scambiano consigli. C’è chi chiede informazioni sui centri sportivi e chi invece, è subito curioso di sapere e conoscere le tendenze della vita notturna. Passeggio per conoscere le vie, sotto i piedi avverto il calore trasmesso dalle pietre che compongono il pavimento dei vicoli del quartiere, mi trovo a Benimaclet. Da quando ero bambino, il desiderio per i dolci non ha mai desistito e così, in maniera prudente e discreta, rivolgo ad un’anziana signora la domanda per sapere come arrivare alla famosa horchateria ”Els Serrier”; la vecchia donna, con attenzione quasi materna, mi indica in modo preciso la strada per giungervi.
Il mio contatto con le tradizioni di questa città inizia seduto ad un tavolo, sorseggiando a piccoli tratti questa bevanda tipica di Valencia. La horchata (orxata in catalano) è il frutto di una ricetta nascosta e gelosamente custodita, dal sapore delicato e fresco, che bevendo mi fa apprezzare sempre più la scelta che ho compiuto. Quasi con la innocenza di un bambino, non posso mai rinunciare a rendere la mia esperienza un viaggio tra i sapori, tra le tradizioni e poter riempire il mio zaino di ricordi e sorridere, ricordandomi che la vita è la cosa più bella che ci sia. Passeggiando per recarmi a casa, ho di fronte a me un dipinto: un tramonto, con un colore rosso vivo, dove le piccole nuvole completano questo capolavoro della natura, ed io improvvisamente ne faccio parte.  Ammiro secondo dopo secondo i raggi del sole che irradiano i tetti piani delle case, per poi affievolirsi sempre più e nascondersi silenziosamente dietro i grandi rami delle palme. La notte è arrivata, e ancora sento che devo familiarizzare con il luogo in cui mi trovo, ma sono fiducioso verso il futuro che mi aspetta.
Come moltissimi studenti e anche lavoratori, ho dovuto accettare la decisione di condividere lo spazio in cui vivo. Nonostante i disagi che a volte possono nascere, io credo di avere avuto molta fortuna per essere stato accolto da una famiglia. Maria, la proprietaria di casa, mi piace definirla come una donna saggia dalle conoscenze infinite, molto appassionata di lettura e cinema, mi accompagnerà lungo questi dieci mesi. Amante della ecologia e di tutto ciò che concerne la spiritualità, mi accoglie con un sorriso alla mattina nel mio primo giorno di università, augurandomi un buon inizio.
Uscito di casa, sono le nove, ma il sole è forte; per un attimo l’istinto mi fa guardare l’orologio per assicurarmi che non siano le due del pomeriggio. Accompagnato dal suono delle campane e dalle voci dei negozianti, mi dirigo camminando verso la università. Avverto una leggera tensione, forse per il desiderio di iniziare il nuovo percorso, per la necessità di dare un senso al proprio futuro ancora animato dalle incertezze. C’è chi saldamente tiene tra le mani i documenti e chi preferisce abbandonarsi alla musica che sta ascoltando. I primi passi verso il Campus dels Taronjers diventano realtà. Sotto la chioma di un albero un gruppo di amici canta dei brani accompagnati dal suono di una chitarra. Il soffio caldo del vento muove i capelli, richiamando alla mente ricordi di un estate sdraiati in spiaggia, sorseggiando una bibita mentre le onde che si infrangono completano lo scenario. Sarò felice finalmente di dimenticare per un anno il clima umido della pianura padana, con il ronzio delle zanzare che non mi dava tregua, dove i vestiti invernali non sono mai sufficienti a riscaldare, dove in autunno il muro di nebbia voleva allontanarmi, nascondermi, ed il malessere a volte sembrava seguirmi.
Oggi è una pagina nuova del libro della mia vita, perchè sono a Valencia, nella regione della Comunità Valenciana, poco distante dalle Isole Baleari. Questa mattina a sorridere siamo in molti, camminando c’è chi si guarda attorno cercando appoggio nei connazionali e chi, con la mano davanti alla fronte, si ripara dai raggi e procede sicuro verso l’ufficio delle relazioni internazionali. Tra culture differenti, alcuni decidono di esprimersi in spagnolo, altri preferiscono l’inglese. Conforme con la mia indole un poco perfezionista, nello studio delle lingue mi è sempre piaciuto concentrarmi sulla pronuncia; decido così di non perdere un attimo per parlare e mettere in pratica le nozioni di teoria. Il numero delle persone davanti all’ufficio cresce, ma la gentilezza e la pazienza delle segretarie alleviano la tensione. Si parla, si scambiano i numeri di telefono, si confrontano le tabelle delle materie. Tra una parola ed un sorriso, tra un passo avanti ed uno indietro, la voglia di iniziare è la rampa di lancio per questo nuovo anno accademico.
 

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