Licei brevi, Francesco Sinopoli: "Meno qualità formativa e fasce più deboli danneggiate. Impostazione per fare cassa"

Scadrà il 30 settembre la possibilità di presentare i progetti – sottoposti alla valutazione di una apposita commissione tecnica ministeriale – per gli istituti che vorranno provare il percorso di scuola superiore corto (quattro anni invece di cinque). Il decreto firmato questa estate ha ampliato il numero delle scuole fino a 100 – non sarà possibile attivare più di una classe prima per ogni istituto – dove sarà possibile iscriversi ad un percorso che anziché cinque durerà quattro soli anni. I licei e gli istituti tecnici e professionali (statali o paritari) dovranno dimostrare, con tanto di progetto didattico, che gli iscritti nelle classi dei percorsi quadriennali non perderanno una sola lezione del monte ore complessivo previsto per il percorso quinquennale. Per questa ragione la candidatura dovrà distinguersi per “un elevato livello di innovazione in ordine all’articolazione e alla rimodulazione dei piani di studio”. Ma non solo. Ai temerari studenti del liceo quadriennale occorrerà garantire l’insegnamento di almeno una disciplina non linguistica con metodologia Clil – interamente in lingua straniera – a partire dal terzo anno e la valorizzazione delle attività di laboratorio, oltre che l’utilizzo di tecnologie didattiche innovative.
Occorrerà inoltre ampliare l’offerta disciplinare nuove discipline (per esempio: Diritto e Storia dell’Arte, secondo quanto stabilito dalla Buona scuola) e di conseguenza l’Alternanza Scuola-Lavoro si dovrà svolgere prevalentemente durante le vacanze estive e nelle pause pasquali e natalizie. Un superlavoro, in classe e a casa, che potranno sopportare solo studenti parecchio motivati. Le scuole dovranno indicare anche i criteri per selezionare gli aspiranti diplomati quadriennali, nel caso in cui le richieste superassero la capienza della classe che non dovrebbe superare le 25 unità. La commissione che valuterà le proposte dovrà assicurare una equa distribuzione delle classi sul territorio nazionale e nei diversi indirizzi: licei, istituti tecnici e istituti professionali. La sperimentazione potrà essere prolungata di altri quattro anni.
“L’impressione è che questa sperimentazione, per com’è stata impostata, non sia molto differente da quella ipotizzata nell’era Gelmini – afferma il segretario di Flc Cgil Francesco Sinopoli – pensiamo che il taglio di un anno influisca sulla qualità esperienza formativa, danneggi le fasce più deboli della popolazione scolastica, causi anche una perdita di organici e si configuri, sostanzialmente, come un’operazione di cassa”. Un errore di valutazione della falla secondo Sinopoli, che continua: “Uno dei fallimenti della nostra scuola è il passaggio critico delle transizioni, soprattutto tra scuola di primo e secondo grado, quando i ragazzi devono scegliere, dove si consuma il principio della dispersione scolastica”. E rispetto lo slittamento dell’Alternanza quando le scuole sono chiuse afferma: “Moltissimi casi che abbiamo visto fin ora ci confermano che l’obbligatorietà è sbagliata e rischia di essere piegata all’interesse di brevissimo periodo del sistema economico italiano – inoltre, precisa – bisogna ricordare che l’Alternanza non è il primo step del lavoro ma una metodologia didattica – e conclude – si sta costruendo un alibi affinché le aziende continuino a non investire in formazione facendo passare l’idea assurda che la scuola debba assolvere un compito che spetta alle imprese”. 
 
 

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