È quello che sembra prospettarsi per gli studenti partecipanti al test di Psicologia del 4 settembre: tutti dentro. Ma per ora l’unica cosa certa è la vittoria degli studenti contro il numero chiuso davanti al Tar del Lazio che questa mattina ha sospeso il nuovo test, fissato per il 5 ottobre. Nel ricorso si mette innanzitutto in discussione la motivazione addotta dagli atenei per giustificare lo sbarramento e cioè «la necessità di utilizzare laboratori ad alta specializzazione, sistemi informatici e tecnologici». Le richieste dell’avvocato Michele Bonetti, legale dell’Unione degli universitari, puntavano, dopo l’annullamento del primo test svolto il 4 settembre, che proponeva ai candidati 40 domande già presenti in altre edizioni e che era viziato da irregolarità nella correzione, causate da problemi informatici, l’annullamento anche della delibera con cui il Senato accademico fissava una nuova prova per il 5 ottobre. E, soprattutto, “il riconoscimento ed accertamento del diritto di parte ricorrente a veder riconoscere come libero e a numero aperto l’accesso al primo anno del corso di laurea” in Psicologia.
L’imminenza della prova ha spinto il Tar a sospendere il test del 5 ottobre, dal momento che “la prima camera di consiglio, utile per la decisione collegiale, sarebbe successiva alla data fissata per la sessione di esami, prevista dopo l’annullamento di quella già espletata, con sovrapposizione ad altre sessioni di esame già indette”. Mentre “per le più ampie problematiche” rispetto al tema del numero chiuso, il Tar non ravvisa “ragioni di urgenza tali da impedire il dilazionato esame dell’istanza cautelare alla valutazione collegiale, nella Camera di Consiglio” fissata per il 18 ottobre. La parola fine alla vicenda, insomma, verrà scritta solo in quella data, quando i giudici diranno in una sentenza se il test sarà cancellato o solo rimandato. E se dovrà essere aperto o meno non solo il corso in questione, ma anche gli altri corsi di laurea in Psicologia proposti dall’ateneo romano. Un giudizio sul numero chiuso in se quello del tribunale amministrativo, che apre grandi spiragli per l’uso dello strumento di accesso alle università della Penisola sulla scia della decisione del Consiglio di Stato del 4 aprile 2017.
Le aspiranti matricole, sul piede di guerra, avevano manifestato nei giorni scorsi davanti all’ateneo, con striscioni con scritto: «I vostri errori non li paghiamo. Fateci entrare». Un “effetto domino” partito dalla Statale di Milano, con il rettore Gianluca Vago costretto a togliere il numero chiuso dopo un’altra sentenza dello stesso tribunale. Ma che ha anche spinto altri rettori ad aprire corsi appena chiusi. Come è successo a Firenze, dove il rettore Luigi Dei ha evitato eventuali ricorsi sul test dell’8 settembre per Farmacia, ammettendo tutti. “Ci rivolgiamo al rettore Gaudio – afferma Andrea Core, responsabile Udu per il numero chiuso – invitandolo a ritirare tutti gli atti e di parire l’accesso a tutti. Sarebbe un grave danno per l’Università di perdere studenti che si stanno immatricolando altrove – conclude Core – spero che il buonsenso guidi le decisioni degli organi amministrativi dell’Università più grande d’Europa”.
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