Card docenti, se i prof preferiscono i tablet a formazione e cultura

Ai tempi del lavoro che cambia e delle nuove competenze richieste agli studenti sembra esserci una categoria, anagraficamente più anziana, che si scaglia contro lo smartphone in classe ma poi spende quasi tutto il bonus cultura in pc e tablet: sono i docenti. Ben il 77,44% di loro infatti ha scelto di usare i 500 euro messi a disposizione dalla Buona Scuola per acquistare in massa articoli che dovrebbero essere già forniti dagli istituti per la normale didattica. Non poco, 200 milioni di euro sui 256,5 messi a disposizione ai prof. E solo il 6,6% di loro ha usato questa possibilità per corsi di formazione o aggiornamento. Un dato preoccupante quando giornalmente i loro studenti si lamentano delle mancate competenze dei docenti su orientamento e Alternanza scuola-lavoro. 
La card annuale, introdotta nel 2015 dal governo Renzi, non ha avuto il successo sperato; secondo i dati del Miur, infatti, sono 635.098 gli insegnati che si sono iscritti alla piattaforma online per ottenere i 500 euro: l’87% degli aventi diritto. Una cifra importante che lascia però il punto interrogativo su quella percentuale mancante quando molti professori lamentano che lo stipendio non permette loro di fare corsi di aggiornamento che il cambiamento della didattica italiana rende quasi obbligatorio. Sommando, poi, i soldi spesi in formazione con quelli per i libri (14,93%) si arriva a 55,2 milioni di euro (21,53% del totale) per “finalità di aggiornamento”. Nel confronto internazionale, inoltre, il paese è in ritardo: in quasi tutta Europa secondo l’ultimo rapporto Eurydice la formazione continua degli insegnanti è una realtà strutturata, incentivata con avanzamenti di carriera e aumenti salariali. Nel Bel Paese fino al 2015 non vi era nessun obbligo, e pochissimi professori frequentavano corsi di aggiornamento. 
I sindacati dal canto loro vorrebbero che l’accesso al bonus sia permesso a tutti i docenti. Una manovra, questa, che costerebbe circa 350 milioni di euro l’anno. Sono già stati investiti 426 milioni di euro l’anno in formazione. Si spera che, terminati gli acquisti di elettronica, il prossimo anno i prof pensino alla propria di formazione. 

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