Tra Portogallo e saudade

Gennaio è quel mese dell’anno in cui il cuore è leggero, ci si sente pronti ad accantonare l’anno trascorso e si è pieni di buoni propositi. Tutti amano questo periodo dell’anno e poi ci siamo noi, gli studenti Erasmus: chi come me starà fuori per tutto l’anno accademico si trova in un momento di transizione. Un semestre è quasi trascorso e presto dovremo salutare chi andrà via a fine mese, con la promessa di un futuro incontro in chissà quale parte del mondo; abbiamo studiato, abbiamo imparato la lingua del paese che ci ospita e abbiamo sostenuto vari esami. Ci siamo disperati su testi incomprensibili, ci siamo scontrati con una realtà lontana dalla nostra, ma abbiamo anche viaggiato, esplorato, abbiamo imparato quanto siamo forti e quello che possiamo affrontare lontani dal nostro porto sicuro. Quando sono tornata in Italia per trascorrere il Natale in famiglia mi sono trovata letteralmente in una specie di limbo: la mia vita era in Italia o in Portogallo? Ero in vacanza o stavo tornando alla mia quotidianità? Beh non è stato semplice dare una risposta a questi dubbi, tanto più se penso alla mia partenza per la seconda parte di Erasmus, segnata da molte più lacrime di quella di fine agosto. Non sapevo con certezza quante emozioni potesse provare l’animo umano finché non ho partecipato a questo programma di scambio, dove ho sperimentato il sentimento portoghese per eccellenza: la saudade. Non c’è  un termine equivalente che ne consenta la traduzione, ma si tratta di quel particolare stato d’animo tra tristezza e dolore, tra un pensare a ieri e ad un incapacità di concentrarsi sul futuro, un vivere in due luoghi (uno fisico e l’altro mentale), è ciò che rende D.O.C. un vero portoghese e forse, alla fine della mia esperienza, anche io riceverò questo certificato! Ma come poteva un popolo di navigatori e conquistatori non fronteggiare un sentimento simile? Come potevano quelle donne, che salutavano i loro mariti con la speranza di un arrivederci, non essere distrutte per la separazione del proprio amato, o capaci di pensare ad un futuro senza la persona con cui condividevano la vita? Ecco, io quando ho salutato tutte le persone che porto nel cuore in Italia mi sono sentita così e solo ora sto realizzando che, probabilmente, la cultura portoghese si sta facendo spazio nel mio cuore, molto più di quanto io mi renda conto.

Dopo aver dormito di nuovo nel mio letto portoghese sono tornata alla normalità, mi sono concentrata sullo studio e sugli esami e ora che ho quasi terminato sto pianificando un viaggio alla scoperta del Portogallo, una specie di interrail. Per caso, sbirciando nel sito dei treni, ho trovato questo particolare ticket riservato ai non residenti del paese che vogliono percorrere la nazione da nord a sud: sette giorni, 5 tappe, dalle più note Aveiro, Coimbra ed Evora, alle più sconosciute Leiria e Santarém. Una scoperta on the road del Portogallo che non posso aspettare di compiere. Ovviamente vi porterò con me ed il racconto non si farà attendere.

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