Università inglesi bloccate per un mese: lo sciopero dei docenti contro la riforma delle pensioni

Non solo in Italia scioperano i prof universitari. Anche nell’elitario mondo inglese sembra essercerci un certo fermento: i docenti delle università britanniche, comprese le migliori, da Oxford a Cambridge, si stanno mobilitando contro il piano per tagliare le pensioni. Un mese senza lezioni e difficoltà per gli esami di primavera, 64 università e 1 milione di studenti coinvolti: un disagio senza precedenti in Inghilterra. Una petizione firmata da 80 mila studenti esprime sostegno agli insegnanti, ma le università rispondono che il fondo pensioni ha un deficit di 6 miliardi di sterline che esige misure per ridurlo al più presto.
Un ricercatore perderebbe circa 10 mila sterline (12 mila euro) di pensione all’anno. E un giovane professore di oggi rischierebbe di vedersi dimezzato il reddito pensionistico totale. L’Universities Superannuation Scheme, così si chiama il fondo delle università, propone di cambiare il modo in cui vengono calcolate le pensioni: non dando più ai beneficiari una pensione calcolata sull’entità dei contributi pensionistici, dunque con una cifra garantita, bensì basata sulle fluttuazioni del mercato finanziario ovvero dei risultati degli investimenti del fondo.
Il sindacato insegnanti risponde che in realtà le prestazioni del fondo restano buone e che non è necessario cambiare il sistema in cui vengono calcolate le pensioni. “Le pensioni dei docenti universitari non sono particolarmente alte ma almeno hanno garantiscono fino ad ora la certezza di quanti soldi percepirai quando smetti di lavorare”, commenta Keith Simpson, ricercatore della London City University. “La nuova proposta avrebbe un effetto devastante sul futuro di molti di noi. Non abbiamo altra scelta che resistere e scioperare”.
 
Il sindacato prevede che mezzo milione di ore di lezioni andranno perdute nelle quattro settimane di rivendicazione e che gli insegnanti rifiuteranno di spostare le lezioni a dopo che lo sciopero sarà finito. In 30 delle 64 università coinvolte dallo sciopero, gli studenti hanno firmato appelli di solidarietà con i docenti. “Penso che l’istruzione sia un bene pubblico”, dice alla Bbc Robert Liow, studente del terzo anno di legge al King’s College di Londra, “e non un servizio da vendere”.
La lotta dei professori coincide con un dibattito aperto dal governo di Theresa May per ridurre le tasse universitarie, che a quota 9250 sterline l’anno (circa 11 mila euro) sono le più alte d’Europa. Ma qualcuno ritiene che sia un cane che si morde la coda: se le università ricevono meno soldi dagli studenti, alla fine avranno meno soldi per pagare i docenti. Ma Jeremy Corbyn tuttavia concorda con gli studenti: il leader dell’opposizione ritiene che l’istruzione debba essere gratuita e ha promesso di azzerare le tasse universitarie se il Labour andrà al potere.

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