Facebook e lo scandalo Cambridge Analytica: la privacy, questa sconosciuta

Mentre lo scandalo Cambridge Analytica non sembra attenuarsi, il social network ha introdotto alcune modifiche per consentire agli utenti di controllare meglio le informazioni condivise sulla piattaforma.

Nel pieno dello scandalo Cambridge Analytica che sta icrinando la figura di Mark Zuckerberg e facendo tentennare il titolo della sua azienda in Borsa, sono molti gli utenti che hanno deciso di chiudere il proprio account. Prima di sospenderlo a tempo indeterminato, in tanti hanno deciso di downloadare i dati di cui il social network è in possesso. Praticamente come aprire un vaso di Pandora, ciascun utente ha ritrovato ogni singola informazione postata sin dal primo collegamento effettuato (foto, video, conversazioni, amici, pensieri, informazioni, dati personali ecc). Facebook si ricorda tutto, cose di noi che non ricordiamo o che probabilmente speravamo di aver dimenticato: compresi gusti musicali discutibili, eventi ed aperitivi a cui si è partecipato, luoghi in cui ci si è taggati. Se qualcun altro scaricasse questi dati ad insaputa pre proprietario (la procedura è abbastanza semplice in particolare se non si è richiesta l’autenticazione a due fattori) avrebbe a disposizione più informazioni di qualsiasi ente pubblico, dal ministero dell’Interno all’autorità giudiziaria. Forse solo Google sa più cose di noi stessi. Scaricare i propri dati è semplice, lo stesso Facebook fornisce le indicazioni. Dopo aver seguito la procedura si avvia il download di un documento zip. Con una connessione impiega a scaricare cinque minuti.
Questa volta a finire nel mirino è la società di analisi dati Cambridge Analytica che, durante la campagna di Donald Trump, avrebbe violato milioni di profili Facebook. Come riportano diversi media, tra cui il New York Times, la vicenda è venuta alla luce grazie a quanto dichiarato da Wyle: “Abbiamo sfruttato Facebook per raccogliere i profili di milioni di persone. E abbiamo costruito modelli per sfruttare ciò che sapevamo su di loro e mirare ai loro demoni interiori. È su questa base che l’intera società è stata costruita”.
Facebook è riuscito ad acquisire i dati di molti utenti, compresi tutti i contatti della rubrica e lo storico di chiamate ed sms, con tanto di cronologia completa e informazioni sulla durata delle telefonate. Si tratta di un problema che riguarderebbe alcuni smartphone con sistema operativo Android, ma è tutto perfettamente legale: ecco, quindi, come difendersi. Il problema, in questo caso, sorge dal fatto che gli utenti che hanno scelto di installare l’app Messenger si sono visti richiedere il consenso, da parte di Facebook, di importare i dati della rubrica, ufficialmente per migliorare le interazioni, ad esempio con suggerimenti di amicizia tra contatti telefonici presenti su Facebook ma non connessi tra loro. Nel momento in cui l’utente accetta, pur di utilizzare Messenger, Facebook scandaglia tutta la rubrica ma di fatto monitora anche tutte le attività dello smartphone. Un problema, questo, che ha colpito Android ma non iOs, grazie alle politiche più restrittive di Apple al momento di stabilire l’accordo con Facebook. Per verificare se Facebook ha acquisito tutte le vostre informazioni, occorre andare su Impostazioni e cliccare su «Scarica una copia dei tuoi dati». Facebook raccoglierà tutto e nel giro di qualche minuto vi invierà una e-mail contenente una cartella in file ZIP da cui sarà possibile consultare un file html che conterrà tutto ciò che Facebook sa di voi. I risultati sono sorprendenti. Un modo per difendere ciò che rimane della vostra privacy c’è: occorre cliccare su questo link per la gestione dei contatti, con la possibilità di cancellare quelli che Facebook ha acquisito dalla vostra rubrica e soprattutto per disattivare l’impostazione relativa al caricamento continuo nell’applicazione Messenger.
Mentre lo scandalo Cambridge Analytica non sembra attenuarsi, il social network ha introdotto alcune modifiche per consentire agli utenti di controllare meglio le informazioni condivise sulla piattaforma. “I fatti recenti ci hanno fatto capire quanto dobbiamo ancora fare per rafforzare le nostre policy, oltre che per aiutare le persone a capire come funziona realmente Facebook e per mostrare loro il controllo che possono avere sui loro dati. Ci è arrivato forte e chiaro il segnale che le impostazioni sulla privacy e altri strumenti molto importanti sono ancora troppo difficili da trovare (sul social network, ndr). Inoltre, dobbiamo fare di più per informare la gente”. Inizia così un nuovo blog post di mea culpa per Facebook, al centro da quasi due settimane di uno scandalo, quello di Cambridge Analytica, che al momento sembra destare preoccupazione soprattutto fra i non addetti ai lavori e tra gli utenti che non conoscono come funzionano realmente i meccanismi pubblicitari della piattaforma. Tant’è: il colosso di Menlo Park vuole ripulirsi pubblicamente la coscienza e, dopo le rassicurazioni di Mark Zuckerberg, ha annunciato una serie di novità pensate per rafforzare il controllo delle informazioni che gli utenti caricano sul social network.
Nelle prossime settimane la compagnia guidata da Zuckerberg modificherà anche le policy sulle informazioni e i termini di servizio, allo scopo di chiarire ulteriormente “quali dati raccogliamo e come li usiamo. Si tratta di aggiornamenti che hanno a che fare con la trasparenza e non ci daranno nuovi diritti di utilizzare o condividere” queste risorse, conclude l’azienda. Non resta che crederci.

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