Bullo pesta il compagno e il Miur paga i danni

Insultato in classe davanti a compagni e professori, umiliato in cortile, picchiato fuori dall’istituto scolastico. Vittima dell’ennesimo episodio di violento bullismo è stato un ragazzo di quindici anni, finito in ospedale con il naso rotto dopo che un suo coetaneo lo ha aggredito e pestato all’esterno dalla scuola. Ma essendo iniziate le violenze all’interno delle mura scolastiche a pagare i danni provocati dal bullo al coetaneo – come ha stabilito il tribunale civile di Roma – sarà il ministero dell’Istruzione.
Secondo i giudici il pestaggio è avvenuto perché, per mesi, durante le lezioni il corpo docenti non ha tutelato la vittima, evitando che il bullo la dileggiasse, umiliandolo e minacciandolo di morte. La sottovalutazione delle aggressioni da parte del preside dell’istituto e dei suoi insegnati rappresenta – per i giudici – un caso di culpa in vigilando. Dodicimila mila euro è la somma che il ministero dovrà versare alla famiglia della vittima, assistita dall’avvocato Giorgio Barili. La vicenda è avvenuta in un istituto di ragioneria di Montefiascone, comune della provincia di Viterbo. «Puzzi, mi fai schifo» uno dei tanti insulti rivolti al compagno durante una lezione di matematica. Poi il bullo ha proseguito, prendendo di mira il fratellino della vittima, dicendogli che lo avrebbe ucciso. «Devi morire» gli ha infine detto a muso duro davanti a compagni e insegnante. Ad aumentare la gravità della situazione il fatto che non si sia trattato di un episodio occasionale.
Il comportamento di quella giornata era l’ultimo di una lunga catena di vessazioni. Ma quel giorno in particolare il bullo ha poi continuato a perseguitare lo studente nel cortile della scuola. Non contento ha atteso che la vittima mettesse piede fuori dai cancelli dell’istituto per picchiarla. Un pugno al naso sferrato a qualche metro di distanza della scuola, dove nessuno degli insegnanti avrebbe avuto modo di intervenire per frenare il bullo. Come però scrivono i giudici, «se il ragazzo aveva potuto perseguitare indisturbata la vittima, finanche durante lo svolgimento delle lezioni, era evidente che presso l’istituto scolastico non era stata esercitata nessuna vigilanza sugli studenti degna di essere definita tale». Ora la palla passerà alla Corte dei conti che dovrà valutare se la culpa in vigilando del preside configuri un danno all’erario e all’immagine dell’istituto. Qualora la risposta fosse positiva, il ministero si rivarrà sul corpo docenti.

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