Che fare uno o più tirocini durante l’università giovi una volta giunti nel mondo del lavoro è intuibile. Le esperienze lavorative nel corso del periodo di studi aumentano le opportunità professionali dell’8% già a un anno dalla laurea. Questo emerge dal rapporto di AlmaLaurea sul profilo dei laureati. A svolgere tirocini curricolari sono ben il 59% dei laureati di primo livello. La percentuale sale arrivando al 68% se si tengono in considerazione i ragazzi che non vogliono proseguire con gli studi magistrali mentre scende, attestandosi comunque sul 53%, per gli studenti che vogliono proseguire con il percorso accademico.
Il numero gli studenti che hanno deciso di svolgere tirocini curriculari è praticamente triplicato dal 2002: all’inizio degli anni duemila, infatti, solo il 20% degli universitari sceglieva di fare quest’esperienza. Già nel 2006 la percentuale è più che raddoppiata (44%), fino ad arrivare al 2016, anno in cui il 57% degli universitari ha scelto di fare il curriculare.
A livello di territorio sono i laureati degli atenei del Nord Italia a svolgere più tirocini curriculari rispetto ai colleghi di Centro e Sud Italia. Al Nord, infatti, il 60% degli studenti sceglie di fare un’esperienza lavorativa durante gli studi contro il 53% del Centro e il 55% del Sud. Il numero di tirocinanti cambia, oltre che in base alla posizione, anche prendendo in considerazione le dimensioni dell’ateneo: negli atenei di piccole e medie dimensioni ci sono più studenti (64%) che scelgono di fare questa esperienza rispetto a quelli che frequentano atenei di grandi dimensioni (55%).
Eccezione fatta per gli indirizzi di insegnamento, in cui ben l’89% degli studenti scende in campo prima della laurea, la maggior parte degli stage curriculari riguarda gruppi disciplinari di indirizzi scientifici e sanitari. Immediatamente dopo gli indirizzi di insegnamento troviamo, infatti, in ordine: i ragazzi di professioni sanitarie (82%), quelli di chimico-farmaceutico e educazione fisica a pari merito (81%) e quelli di geo-biologico (77%). Scendendo al di sotto del 50% troviamo gli studenti di ingegneria, di cui solo il 40% fa il tirocinio curriculare fino al gruppo delle discipline giuridiche, dove solo il 17% dei ragazzi può segnare a curriculum un’esperienza lavorativa di questo tipo prima della laurea.
Nella maggioranza dei casi, il 65%, le attività di tirocinio curriculare sono svolte al di fuori dell’università. L’eccezione si registra sono nel caso di medicina e odontoiatria e di geo-biologico: in questi casi rispettivamente il 52% e il 49% rimangono a lavorare nell’ambito dell’università.
E per quanto riguarda la durata? Nel 25% dei casi il tirocinio all’interno del corso di studi supera le 400 ore. Compresi in questa percentuale di tirocini sul lungo periodo ci sono soprattutto laureati nell’area tecnico-scientifica e laureati magistrali a ciclo unico.
Della totalità dei tirocini il 5% si svolge all’estero soprattutto grazie al programma europeo di Erasmus Placement. Chi parte di più sono gli studenti del gruppo linguistico (oltre il 15%) e quelli di medicina e chirurgia (12%). Si tende a non partire invece in triennale preferendo andare all’estero durante il percorso magistrale biennale (9%) e magistrale a ciclo unico (7%).
Per la stragrande maggioranza dei ragazzi che hanno svolto il tirocinio curriculare (70%) l’esperienza è decisamente positiva,ancor di più se fuori Italia, mentre solo per il 40% dei ragazzi l’assistenza fornita dall’ateneo in questo ambito è pienamente soddisfacente.
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