Contratto di Governo, ecco come cambierà la scuola con Di Maio e Salvini

Si è chiuso questa mattina l’accordo sul “contratto” di Governo tra Movimento 5 Stelle e Lega. E la bozza definitiva non lascia molto spazio all’immaginazione sul comparto Istruzione. Benché di cifre ancora non si parla, una cosa i due leader sembrano averla ben chiara: la “Buona Scuola” non va e deve essere riformata. Ampio spazio è stato lasciato al reclutamento degli insegnanti e alla loro “formazione continua”. “La precarizzazione e la continua frustrazione delle aspettative dei nostri insegnanti rappresentano punti fondamentali per un reale rilancio della scuola”, scrivono. Non vengono, però, le cifre, anche in maniera sommaria, che sono necessarie per una “revisione del sistema di reclutamento”. 
Via la chiamata diretta degli insegnanti da parte dei presidi, diminuire al minimo gli spostameti dei prof da Sud a Nord legando le assunzioni al territorio, appunto. Inoltre ampio spazio è stato dato alla problematica degli insegnanti di sostegno: “Agli studenti va garantito lo stesso insegnante per ciclo scolastico”, si legge nella nota. Via l’obbligo all’Alternanza Scuola-Lavoro, o almeno una drastica diminuzione di quelle obbligatorie perchè “spesso gli studenti sono stati impegnati in attività che nulla hanno a che fare con attività che nulla hanno a che fare con l’apprendimento”. 
“A tutti gli studenti deve essere garantito l’accesso agli studi, nel rispetto del principio di uguaglianza di tutti i cittadini”. Qui il focus è tutto sull’annosa problematica riguardante le borse di studio, aumentate, seppur di poco, dall’ultima legge di Bilanco varata dal governo Gentiloni e ancora non sufficienti a risolvere la grave problematica degli studenti idonei ma senza borsa di studio per mancanza di fondi. Problematica, questa, che riguarda soprattutto i fondi ripartiti dalle giunte regionali. 
Non viene dimenticata, poi, l’annosa problematica dei diplomati magistrali. Nelle scorse settimane i maestri delle scuole d’infanzia non in possesso di una laurea, e a rischio licenziamento, sono arrivati allo sciopero della fame pur di farsi ascoltare dalla politica. Dopo il niet del Consiglio di Stato riguardo la partecipazione al “concorsone” 2018, dovrà intervenire la politica a coprire questa grave falla nel sistema scolastico italiano. 
Grande assente di queste linee guida rimane la ricerca italiana. Non una parola, infatti, è stata spesa in questa direzione. Eppure molte sono state le proteste contro l’insufficienza dei fondi stanziati in questo campo strategico per lo sviluppo del paese. 
 

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