Slitta il concorso per dirigenti scolastici. A settembre sarà emergenza

Slitta il concorso per dirigenti scolastici e a settembre la maggior parte delle scuole italiane avrà un preside in condominio. La prova preselettiva del concorso, un quizzone di cento domande da svolgere in 100 minuti che aprirà la procedura che mette in palio 2.416 (più 9 per le scuole del Friuli Venezia-Giulia con lingua di insegnamento slovena) poltrone da preside, era in programma per il 29 maggio ma una recente comunicazione ha spostato il test al 23 luglio. Successivamente, se non ci saranno ulteriori slittamenti, il concorso proseguirà con tutte le altre prove fino alla nomina dei vincitori di concorso. Ma settembre è vicino e la carenza di dirigenti scolastici sta diventando un grosso problema.
Perché, tra sedi vacanti e scuole sottodimensionate (con meno di 600 alunni o 400 nelle piccole isole e nelle sedi di montagna) già nel corrente anno scolastico la situazione è pesante da portare avanti, soprattutto in alcune regioni del nord. Una situazione che si aggraverà ulteriormente con l’uscita di altri 200/250 presidi verso la pensione dal prossimo primo settembre. Basterà citare qualche numero per rendersi conto dello stato delle cose. Nel 2017/2018, l’anno che volge al termine, le scuole e i centri per l’istruzione degli adulti (Cpiaas) che avrebbero diritto ad un capo d’istituto sono 8.160 cui occorre aggiungere 360 istituzioni sottodimensionate che per legge non possono essere sede di dirigenza scolastica e vanno assegnate in reggenza.
In tutto, 8.520 sedi che al momento sono coperte da poco più di 6mila e 900 dirigenti in servizio. Le reggenze (una ulteriore scuola da guidare affidata ad un preside che già ne governa un’altra) sono state poco più di mille e 800. In altri termini, quest’anno, 3mila e 600 scuole (il 42 per cento del totale) sono state gestite da mille e 800 dirigenti scolastici. Ed è facile immaginare che nel 2018/2019 la quota di scuole che avrà un preside in comune supererà il 50 per cento. Producendo situazioni paradossali, come quella che ha portato Mariella Chiappetta, preside dell’istituto comprensivo Mangone-Grimaldi, sulla collina cosentina, a dividersi ogni giorno tra 26 plessi disseminati in una decina di comuni collinari nei pressi della Sila, in Calabria.
Perché le 8mila e 500 istituzioni scolastiche nostrane, a seguito della razionalizzazione della rete scolastica, raggruppano oltre 42mila plessi. E quando ci si trova a gestirne due di scuole i plessi possono diventare una miriade. In Friuli Venezia-Giulia, Liguria e Veneto la situazione è già a limite della decenza, con il 70 per cento ed oltre delle scuole già costrette a condividere un preside part-time. All’ombra delle Cinque terre, i 130 presidi in servizio devono fronteggiare la gestione di 192 istituti. Per questa ragione, tra sedi vacanti e dirigenti destinati ad altri incarichi, lo scorso agosto l’Ufficio scolastico regionale ha dovuto assegnare ben 69 reggenze.
In regioni come la Liguria i presidi che guidano due scuole sono già più dei colleghi che ne gestiscono una sola. E quando il concorso arriverà alla fine, tra uno o due anni, il 60 per cento delle scuole dovrà accontentarsi di “mezzo” preside.

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