Granada a Colori

Per uno studente in Erasmus a Jaén, Granada è diversa dalle altre città dell’Andalusia che visiterà durante la sua permanenza. Per lui Granada non avrà a che fare con visite dal sapore forse troppo accentuato di turismo: gli diventerà familiare e gli entrerà nel cuore come se fosse la seconda città del suo Erasmus. Per me e per i miei compagni di avventura è andata esattamente così. Sì, perché Granada è a solo un’ora da Jaén, perché non appena metti piede qui tutti te ne parlano e ti chiedono se ci sei già stato, perché persino l’aeroporto si chiama “de Granada – Jaén”. Dal nostro primo incontro con questa bellissima città, Granada è subito diventata per noi la meta delle improvvisate, il posto in cui scappare anche solo per una mezza giornata di svago quando sentiamo il bisogno di cambiare aria, il luogo in cui staccare la spina facilmente durante il periodo di esami.

L’ultima volta che ci sono stata, circa una settimana fa, stressata e nel pieno degli esami, mi è bastato metterci piede per avere la sensazione di respirare una boccata d’aria fresca. Perché Granada ti accoglie e ti avvolge con le sue salite, le sue discese, i suoi molteplici monumenti. E soprattutto con i suoi colori.

Andiamo con ordine.

La prima cosa che, in genere, viene in mente quando si parla di Granada è la mitica Alhambra.

Una faticosa salita lungo una strada contornata da alberi per arrivarci ma, credetemi, ne vale la pena. Sorta nel 1238, durante la lunga dominazione araba, occupa quasi completamente il colle della Sabika. Il suo nome in arabo vuol dire cittadella rossa, probabilmente per via del colore rosato delle mura che la circondavano. L’Alhambra era quasi una vera e propria città murata adibita a molteplici funzioni. Una delle zone più belle della struttura è senz’altro il Patio de los Leones, che rientra in quella che era l’area degli appartamenti privati del sultano. Il nome proviene dalle statue di leoni poste attorno alla fontana che si trova al centro del patio, quasi come se fossero animati e a guardia di quei sontuosi appartamenti. Una delle più antiche sezioni dell’Alhambra è l’Alcazaba. Vagamente simile ad un labirinto, costituiva l’ala militare e la roccaforte difensiva della cittadella rossa. Salendo sulle sue torri, è possibile ammirare un panorama mozzafiato. Un’area a dir poco suggestiva dell’Alhambra è il Generalife. Con i suoi giardini, le sue meravigliose piscine, le palme ed i sentieri contornati da fontane e cascate ispira un senso di quiete, ed era infatti dedicata al relax e all’ozio.

Un’altra imperdibile attrazione della città è la Catedral Metropolitana de la Encarnación, risalente al XVI secolo e costruita sopra la struttura di un’antica moschea. Rimase incompleta per due secoli, perciò è un esempio di diversi stili architettonici: la facciata è in stile barocco, gli interni in stile gotico e rinascimentale. Un ulteriore esempio di architettura cristiana sta nella Capilla Real, il mausoleo dei Re Cattolici costruito in stile gotico agli inizi del XVI secolo. Un luogo di interesse tra i più caratteristici della città è certamente la Madraza, l’antica scuola di Legge Coranica – diventata successivamente sede dell’Ayuntamiento – fondata dal sultano Yusuf I nel XIV secolo. Anch’essa costruita in stile mudéjar, ricorda l’Alhambra nei colori e nei dettagli minuziosi e rifiniti.

Esiste anche un’altra Granada al di fuori delle piazze principali e dei monumenti più celebri che merita assolutamente di essere visitata. Anche in questo caso occorrerà faticare un po’ in salita, ma anche stavolta ne varrà la pena: questa bella città arroccata ai piedi della Sierra Nevada pretende un po’ di sudore in cambio della meraviglia che dona. Questa volta i piedi conducono ai caratteristici quartieri di Albayzín e Sacromonte, che hanno conservato la loro struttura urbana medievale fatta di stradine strette e zigzagate. Basta alzare lo sguardo per notare ovunque terrazze decorate con fiori in cima alle casette rigorosamente bianche. A Sacromonte è possibile scorgere anche le caratteristiche cuevas, ovvero le grotte in cui si rifugiavano i gitani in seguito alla Reconquista.

Di tutte le bellezze di Granada, tuttavia, ad entrarmi nel cuore sin dal primo momento non è stato uno dei suoi splendidi monumenti né le sue piazze piene di storia né i suoi suggestivi quartieri, bensì la zona dell’Alcaicería, il mercato artigianale: un continuo saliscendi di strade zeppe di botteghe di artigianato, di insegne in legno, di teli etnici con fantasie esotiche. È qui, nel fragore della gente che passa per queste viuzze, nello sguardo dei mercanti del posto, nelle contrattazioni della compravendita, che si cela l’anima di Granada. È nei colori che esplodono, gli stessi che ritrovi persino nei bar del centro, con le loro poltroncine etniche intagliate nel legno e con le musiche orientali. È nelle scritte in arabo e nelle parole scambiate in castigliano con l’inconfondibile accento andaluso, nei tratti dei granadini, nel loro sorriso, nel loro colorito olivastro, nei loro occhi scuri e profondi, nella storia travagliata di questa terra che ha dato vita ad un abbraccio tra culture che dura da secoli.

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