Legge di Bilancio 2019: ecco cosa ne pensano gli studenti


La legge di Bilancio 2019 del Governo a guida Lega-5Stelle sarà la cartina di tornasole delle promesse elettorali e degli annunci fatti nei mesi precedenti. Ma per l’Istruzione cosa ci sarà? Ben poco rispetto alle premesse. Il ministero guidato da Marco Bussetti ha dovuto fare dietrofront già al varo del ddl che ha accompagnato la bozza del testo – in queste ore approdato alle Camere e al vaglio della V Commissione -; sono speriti infatti sia il correttivo del bando di concorso per dirigenti scolastici per abbreviarne la conclusione per il maggio 2019 e scongiurare un altro anno (il 2019-20) di reggenze, sia l’inserimento dell’educazione motoria nella scuola primaria dall’anno prossimo mediante l’impiego di 12 mila prof di educazione fisica. Due pezzi su cui il ministro ci aveva “messo la faccia” come si suol dire.
Vi sono, poi, quei 29 milioni tagliati da Alternanza, Fit e Università che verranno drenati verso altre voci come Flat Tax e reddito di cittadinanza. “Non vi saranno tagli all’Istruzione ma una ridistribuzione delle risorse”, aveva annunciato il capo del Miur nei giorni scorsi. Con uno stanziamento da 1,7 miliardi, il Governo evita la riduzione degli stipendi dei pubblici dipendenti a partire da gennaio 2019. Ma il ministero delle Finanze ha respinto le richieste di 27.400 immissioni in ruolo formulate dall’Istruzione, e a quasi due mesi dall’inizio della scuola molte cattedre sono ancora da coprire. Insomma, i soldi non ci sono. Inoltre con l’ormai famosa quota 100 si rischia una carenza di 40 mila prof e 25 mila medici (che le duemila borse di specializzazione in più previste dalla manovra non potranno coprire). Nella ricerca, invece, vengono soppresse le Natta, le super borse per ricercatori volute dall’ex governo Renzi, che andranno finanziare 1000 ricercatori di tipo B in più. Spunta anche un incentivo ad assumero neolaureati per le imprese, con un bonus fiscale fino a 8.000 mila euro, ma solo per chi è uscito con 110 e lode dall’Università. Cifre più che esigue in un paese agli ultimi posti per numero di laureati in Europa.

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