Una scuola di supplenti, precari. Sono quasi 11mila i supplenti fai da te che quest’anno si sono seduti dietro una cattedra. Non sono iscritti in nessuna graduatoria “ufficiale”, né in quelle dei precari storici (le graduatoria provinciali ad esaurimento) né in quelle d’istituto. E lavorano ugualmente, in molti casi fino al 30 giugno. A fornire un quadro esaustivo di chi è riuscito ad ottenere una cattedra con la “messa a disposizione” è la Cisl scuola con il dossier “per una nuova e più efficace politica del reclutamento nella scuola”. A preoccupare i sindacati la crescita esponenziale del precariato della scuola e la corrispondente difficoltà da parte dei presidi nel reclutare docenti da inviare in classe. Una situazione aggravata ulteriormente dalle uscite con quota 100 che ha portato a 68mila le cattedre vacanti del prossimo anno scolastico.
“La carenza di insegnanti nelle graduatorie, in particolar modo in alcune regioni del Nord, ha fatto sì – si legge nello studio – che ben 10.806 contratti siano stati stipulati facendo ricorso alla cosiddetta “messa a disposizione”, ovvero la stipula di un contratto a termine con aspirante non incluso nelle graduatorie dell’istituto, ma che ha segnalato la propria disponibilità a lavorare, avendone i titoli”.
La lotta al precariato, culminata con il governo Renzi nel 2015, ha prodotto uno svuotamento delle cosiddette Graduatorie ad esaurimento, nelle quali ci si poteva iscrivere solo se abilitati. Al punto che dalle 229mila unità si è passati a poco meno di 36mila nel 2018. Graduatorie che, in base alla norma vigente, costituiscono uno dei maggiori serbatoi di supplenti e aspiranti immessi in ruolo. Alla politica di smantellamento delle liste dei precari storici sono state affiancate dal 2008, con la riforma Gelmini, almeno altre tre nuove riforme del reclutamento che però sono andate a rilento e sono state modificate ad ogni cambio di governo.
Il risultato che la scorsa estate un terzo circa delle 57mila cattedre messe a disposizione dal Miur per le annuali immissioni in ruolo sono andate deserte per mancanza di aspiranti iscritti nelle Gae e nelle graduatorie degli ultimi concorsi a cattedra. Un paradosso unico per un paese con un tasso di disoccupazione giovanile alle stelle, anche tra i possessori di un diploma di laurea. Così, agevolati da una serie di siti che favoriscono l’incontro della domanda e della offerta, molti semplici laureati o inseriti nelle graduatoria di altre province si sono proposti ai singoli presidi e sono stati assunti. I supplenti in servizio nelle scuole italiane hanno raggiunto nel 2018/2019 la stratosferica cifra di 164mila unità: quasi uno ogni cinque docenti in cattedra.
E il prossimo anno la situazione rischia di peggiorare perché i concorsi straordinari lanciati dal governo attuale e i percorsi immaginati dalla Buona scuola procedono a rilento per le difficoltà che stanno incontrando gli Uffici scolastici regionali nel comporre le commissioni giudicatrici. Per questa ragione i sindacati propongono diverse ricette. La Cisl scuola rispolvera il cosiddetto “doppio canale”: chi si trova nelle graduatorie d’istituto e racimola tre anni di supplenza entra in una lista da cui verranno reclutati i neo immessi in ruolo. A mettere aprire a tale possibilità fu l’attuale presidente della repubblica, Sergio Mattarella, ministro della Pubblica istruzione nel 1989.
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