Fioramonti: «La battaglia sul clima nei programmi di studio a scuola»

Da settembre 2020 cambiamento climatico e sostenibilità entreranno nei programmi scolastici di ogni ordine e grado

Un assaggio lo si è avuto il 27 settembre, quando il ministro Lorenzo Fioramonti chiese alle scuole di giustificare gli studenti che avessero deciso di saltare le lezioni per unirsi alla mobilitazione planetaria contro il surriscaldamento globale. Adesso il titolare dell’Istruzione allunga il passo e assicura che l’educazione ambientale sarà «materia di studio» obbligatoria in tutte le scuole italiane. Sostenitore appassionato delle politiche green, il ministro grillino ha annunciato che «l’Italia diventerà il prossimo anno il primo Paese al mondo a rendere obbligatorio lo studio del cambiamento climatico e dello sviluppo sostenibile». Almeno un’ora a settimana sarà dedicata alla materia «cambiamenti climatici». E questo sarà il primo step per arrivare a declinare tutte le materie in ottica di sostenibilità: dalla geografia, alle scienze, alla fisica, ha anticipato il ministro alla Bbc.

L’ora di educazione ambientale

«Abbiamo come molti altri Paesi una materia obbligatoria, l’educazione civica, che vogliamo “attualizzare” – ha detto Fioramonti -. Nel XXI secolo, questa materia deve essere centrata sullo sviluppo sostenibile e sulla cittadinanza responsabile in un Pianeta che soffre. Quindi abbiamo pensato di rifarci all’agenda 2030 delle Nazioni Unite e tradurne gli obiettivi in un sistema coerente di insegnamenti, che metta al centro i nostri diritti e doveri verso l’ambiente».

Insegnamento trasversale

Obiettivo dell’ora di «sviluppo sostenibile», come il ministro ha ribattezzato l’educazione civica che diventerà obbligatoria dall’anno prossimo, è «far diventare le tematiche più urgenti riguardanti la salute del pianeta un argomento di conversazione centrale e continuo». «Le giovani generazioni chiedono trasformazioni radicali – ha ricordato il ministro – e questo è un modo per dire loro che siamo all’inizio di una vera rivoluzione culturale». Il primo passo di un percorso più ambizioso: «adattare l’intero curriculum scolastico alla comprensione dello sviluppo sostenibile». Un filo rosso dovrà unire geografia, scienze, fisica. E «accompagnare i giovani ad essere autori di quel cambiamento della società che loro stessi chiedono». «Il mio scopo – ha detto ancora – è rendere il sistema educativo italiano il primo che mette l’ambiente e la società al centro di tutto ciò che impariamo a scuola». «Voglio che l’Italia diventi leader contro i cambiamenti climatici, il primo Paese a rendere lo sviluppo sostenibile la pietra miliare del nostro nuovo sistema di educazione e ricerca». Lo scrive in un tweet il ministro per l’Istruzione, Lorenzo Fioramonti. Che dopo aver partecipato, venerdì scorso, al Consiglio Ue sull’educazione ha anche affidato al social il suo entusiasmo: «Grande è stato l’interesse tra i ministri dell’UE. Dobbiamo ascoltare la richiesta dei giovani europei di un cambiamento culturale incentrato sul pianeta».

L’idea grillina di un’educazione civica incardinata sulla sostenibilità e sulla sfida ai cambiamenti climatici era stata lanciata da Fioramonti qualche giorno fa, in un’intervista al New York Times. Per la prima volta il ministro aveva parlato della sua idea, in grado di fare dell’educazione ambientale una sorta di «cavallo di Troia» per portare l’Agenda 2030 all’interno del curriculum scolastico. Un’iniziativa che ha trovato la sponda immediata del fondatore e garante dei Cinque Stelle, Beppe Grillo, che ha rilanciato il progetto dal suo blog. Sottolineando come fino all’estate, quando il ministro dell’Interno Matteo Salvini sembrava banalizzare i cambiamenti climatici, non c’erano le condizioni per portare avanti il nuovo curriculum. «Ora – ha spiegato Fioramonti anche alla Bbc – le condizioni ci sono». Ci sarà di un gruppo di esperti – fra i quali Jeffrey D. Sachs, direttore dell’Harvard Institute for International Development, e Kate Raworth dell’Environmental Change Institute dell’università di Oxford – a fare da consulenti allo staff ministeriale. Ed entro gennaio, «sarà tutto pronto per formare gli insegnanti».

corriere.it

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