E’ rettore della Federico II di Napoli e presidente della Crui
Un bel regalo di compleanno: l’annuncio della carica di nuovo ministro per l’Università e la Ricerca a Gaetano Manfredi a poco più di una settimana dal suo 56/o compleanno. A rendere la sorpresa ancora più importante c’è il fatto che guiderà un ministero dedicato a Università e Ricerca, separato dall’Istruzione dopo un un periodo di 20 anni, interrotto solo da una breve pausa fra il 2006 e il 2008.
Nato il 4 gennaio 1964 a Ottaviano, in provincia di Napoli, Manfredi si è laureato in Ingegneria nel 1988 nell’Università Federico II. La Tecnica delle costruzioni, ingegneria civile e rischio sismico sono le sue specializzazioni. Dal 2000 ha una cattedra in Tecnica delle costruzioni nell’università Federico II, della quale è diventato rettore nel 2014.
Dal 2015 è presidente della Conferenza dei Rettori (Crui) e in questa veste si è sempre battuto a difesa dell’università e della ricerca. Dopo un primo mandato di tre anni, nel 2018 è stato confermato nel suo ruolo.
Università e ricerca diventino “fattori di sviluppo e crescita” per il Paese, ma anche elementi “unificanti”, per fare in modo che “i giovani abbiano le stesse opportunità in qualunque parte d’Italia”. Sono due degli obiettivi di Gaetano Manfredi in una dichiarazione all’ANSA.
“Se mettiamo al centro la qualità delle persone non possiamo sbagliare. E’ la strada che intendo percorrere: su questo a volte mi si considera un po’ rigido, ma è un tema su cui non faccio negoziati”, ha aggiunto. “In condizioni sicuramente complicate cercherò di fare il massimo per il nostro sistema”.
Per l’università e la ricerca “servono più fondi, conosciamo bene la situazione difficile della finanza pubblica ma università e ricerca non possono essere la Cenerentola del Paese”. Come rettore della Federico II, Manfredi ha tenuto a battesimo a Napoli la nascita della Apple Academy e l’università – ricorda – è oggi un driver di primaria importanza per attrarre investimenti e creare occasioni di lavoro qualificate”.
Finanziare università e ricerca significare fare un “grande investimento sui giovani”, affinché “le migliori energie italiane e anche estere trovino casa nei nostri atenei e nei nostri enti di ricerca”.
ansa
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