Università di Torino occupata, tutti promossi con il 30 politico

 Tre poliziotti feriti (uno con 30 giorni di prognosi), quattro antagonisti fermati, 15 denunciati, l’occupazione del Rettorato e un esame di sociologia superato da molti studenti universitari senza doverlo neanche affrontare. È il bilancio degli scontri della scorsa settimana negli spazi dell’Università di Torino, durante il convegno organizzato dall’Anpi e dai No Tav dal titolo ‘Fascismo, colonialismo, foibe’ che ha riacceso la battaglia politica nell’ateneo. “Si stava creando un clima da guerriglia è mi è stato intimato di cambiare struttura per svolgere l’esame… Ho così sospeso lo svolgimento del test scritto, anche a mio parere non c’era alcun rischio per la sicurezza… E assegnerò a tutti gli studenti lo stesso voto… Sono entrata nella palazzina occupata e non ho riscontrato rischi per la sicurezza”, racconta la prof finita nella bufera in un video on line dopo gli scontri. La docente – interpellata al telefono – non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Anche il rettore ha deciso di non parlare, ma ha fatto sapere che è in corso un’indagine interna per verificare l’effettiva verbalizzazione dei voti nei libretti e le eventuali conseguenze disciplinari a livello normativo. Per il segretario provinciale del Siulp (Sindacato italiano unitario lavoratori polizia), Eugenio Bravo, la decisione della accademica “ha dell’incredibile”.

“Il mio primo 30 collettivo… per non danneggiare gli studenti oggi sgomberati durante il mio esame…”, aveva anche scritto su Facebook la docente, per poi rimuovere il post. “Che sostenere gli esami universitari, mentre è in corso un’occupazione, avrebbe potuto suscitare preoccupazione tra gli studenti, è un dato di fatto”, afferma Bravo. “In questo caso, tuttavia, la preoccupazione veniva risolta ‘brillantemente’ dalla prof che, con una protesta ufficiale – continua – mal digerendo l’obbligo di trasferirsi altrove per ragioni di sicurezza, decideva di conferire un voto che consentiva a tutti gli studenti di superare l’esame, senza che gli stessi incorressero in particolari stress”. “In questo Paese – sottolinea – le azioni di prevenzione delle forze dell’ordine sono interpretate soprattutto da particolari aree politiche, sempre in senso negativo. Ma che possano quasi diventare il pretesto per superare un esame universitario, è incredibile”. Giovedì scorso, mentre nell’aula del Campus Einaudi si avviava il dibattito sulle foibe, è intervenuta la polizia per evitare il contatto tra gli antagonisti del Cua (Collettivo universitario autonomo) e gli studenti del Fuan, della galassia di destra, impegnati in un volantinaggio per contestare l’incontro e chiedere uno spazio nell’università. Il rettore Stefano Geuna, dopo l’escalation di azioni antisemite nel territorio, aveva ribadito: “All’università di Torino potranno ottenere spazi solo le organizzazioni studentesche che si dichiarano antifasciste”.

“È una situazione grottesca – conclude Bravo –. La professoressa si è lamentata con gli agenti durante il caos perché per motivi di sicurezza l’avevano invitata a cambiare aula per proseguire negli esami. Così lei cosa fa? Decide di dare un bel 30 a tutti. Quando prendevo la laurea io, che ne ho due, l’università non era così facile. Spero che il ministro dell’Università (Gaetano Manfredi, già capo dei rettori, ndr) intervenga: la questione della sicurezza pubblica la valuta solo il questore, non un’insegnante. E dico: ci sarà un regolamento accademico che impedisce di regalare voti agli studenti, stigmatizzando comportamenti anti meritocratici del genere”.

quotidiano.net

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