Coronavirus. E-learning a Scuola

L’Autore, già Vicesindaco della Città Metropolitana di Napoli, è il dirigente scolastico del liceo classico “Adolfo Pansini” di Napoli.

Il Decreto del 4 marzo che ha disposto la sospensione dell’attività didattica, rimanda giustamente alle scuole la conseguente organizzazione del lavoro a farsi. Dico giustamente perché questa è materia che rientra pienamente nell’autonomia scolastica.

Esistono due aspetti: una situazione emergenziale, fino al 15 marzo, e l’eventuale protrarsi della sospensione. Fino al 15 marzo si può agevolmente lavorare limitatamente a recuperi e potenziamenti di argomenti già svolti. Oltre quella data non si potrà più stare fermi sui contenuti.

Quindi l’e-learning. Non tutte le scuole sono attrezzate allo stesso modo. Alcune utilizzano già questa metodologia didattica e non incontreranno difficoltà. Altre la utilizzano usando strumenti non pensati per essere adoperati in maniera massiva, e avranno bisogno di qualche giorno per diventare operative. Infine, ci sono quelle che non hanno mai fatto questo tipo di lavoro e che non saranno in grado di cominciare nel breve periodo.

Si porrà, comunque, non solo un problema di dotazione della scuola, ma anche degli studenti. Velocità di connessione adeguate, piattaforme che movimentino i dati senza perdere funzionalità, in grado di gestire gruppi numerosi. Sono prevedibili problemi anche sulle modalità di valutazione di elaborati dei quali non si conosce l’effettivo autore. Ma su questo dovrà intervenire il Ministero.

Non bisogna, inoltre, dimenticare che l’e-learning ha sicuramente un senso per i gradi superiori dell’istruzione, non così per quanto riguarda la scuola primaria. La cui esperienza educativa fondamentale consiste nello stare insieme, nel lavorare in maniera cooperativa. Esiste proprio una questione di tipo evolutivo che rende difficile l’uso massiccio dell’e-learning nella tenera età.

C’è poi un altro aspetto, non considerato, il che è gravissimo. Quello relativo ai portatori di handicap. Per i quali, soprattutto per particolari tipi di disabilità, l’utilizzo dell’e-learning non è assolutamente proponibile, né come tecnica didattica né pedagogica.

Ma la scuola non ha solo il compito di trasmettere un sapere vidimato, un sapere certo, deve anche lavorare per rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo della persona. Il discorso diventa squisitamente educativo e l’e-learning non è più sufficiente.

Il rapporto educativo, infatti, presuppone la metacognizione, che si avvale anche dell’empatia, delle dinamiche di funzionamento del gruppo, della possibilità di suscitare curiosità, di indurre l’individuo a porsi delle domande. In questi termini, l’e-learning non basta. Bisognerà allora ricorrere alla frequenza di una classe reale, fisica.

In conclusione, ogni scuola si organizzerà come riterrà e a questo proposito può essere utile un appunto. Molti, tra docenti e osservatori, ritengono che sia illegittimo convocare Collegi dei docenti, in quanto il DPCM afferma che le decisioni le prende il dirigente scolastico sentiti i docenti. Ebbene, la prerogativa di convocazione del Cdd è certamente esclusiva del dirigente scolastico, perché è un atto di gestione, però l’organismo tecnico della scuola è proprio il Cdd. Se questo non si riunisce, dal punto di vista tecnico non vi è validazione certa della decisione. Quindi, le decisioni che hanno rilevanza sulla produzione di atti amministrativi debbono essere prese unicamente dal Cdd per quanto riguarda l’aspetto tecnico. L’aspetto gestionale resta in capo al dirigente scolastico.

E’ importante che in questo momento emergenziale ognuno stia al suo posto, non si dicano cialtronerie e non si fomentino inutili polemiche sulla inviolabilità della libertà del docente. Attualmente il DPCM non prevede l’obbligatorietà dell’azione didattica a distanza da parte dei professori. Laddove dovesse essere prevista, in caso di proroga della sospensione, non sarebbe uno scandalo.

genteeterritorio

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